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Non e’ nelle stelle che e’ conservato il nostro destino.

By 27 Ottobre 2014 Marzo 29th, 2018 No Comments

Non è nelle stelle che è conservato il nostro destino.pensaPossiamo in una qualche misura determinare il nostro destino e diventare persone di successo, il nostro destino non è scritto nelle stelle.

La parola successo deriva dal latino “successus” participio passato di “succedere” ovvero “venire dopo”: il successo è qualcosa che ci arriva dopo che abbiamo raggiunto le nostre mete, realizzato i nostri programmi. Siamo persone di successo quando abbiamo raggiunto i nostri obiettivi.

Oggi, essere persone di successo, è dimostrato dall’essere persone note, avere una certa posizione sociale, possedere oggetti di valore (macchine, gioielli, orologi, etc.), fare le cose tipiche delle persone di successo, frequentare i posti giusti, le persone giuste, etc. Non è a questo tipo di successo cui mi riferisco, essendo basato sull’apparire e sul dimostrare piuttosto che sull’essere. Il passaggio logico in questo caso, è basato sulla convinzione che l’avere uno dei vari segni tangibili di cui sopra, stia a dimostrare una qualche qualità personale nel possessore, una capacità che ha permesso di acquisire i vari elementi in cui il successo solitamente si manifesta. Tutto questo naturalmente è da provare. Potrebbe non esserci correlazione tra i segni esteriori del successo e le capacità della persona.

Mi interessa molto di più il collegamento tra il successo, che è un risultato, come premio per gli obiettivi raggiunti. Questo implica aver identificato una direzione nella quale esercitare i propri sforzi e nella quale impegnarsi. Ognuno di noi ha, espressi o meno, consci o inconsci, degli obiettivi verso i quali si muove e che ritiene meritevoli di sforzo per realizzarli. Ognuno di noi è motivato da una qualche ragione a fare e a realizzare quello in cui si impegna. Naturalmente si potrebbero suddividere gli obiettivi con vari criteri, che però hanno tutti la caratteristica di essere personali; ognuno di noi ha obiettivi diversi ed è motivato da cose diverse.

Trovo molto interessante la definizione di successo espressa da un famoso allenatore, John Wooden:

Il successo è la pace della mente, che è il risultato diretto di auto-soddisfazione nel sapere che hai fatto lo sforzo di diventare il meglio di cui sei capace.

“Coach” Wooden pone attenzione al processo che porta al successo: lo sforzo, ovvero l’impegno nel raggiungere gli obiettivi, e sulla pace della mente, la soddisfazione personale di sapere di aver fatto tutto il possibile per esprimere il meglio di cui si è capaci. Certamente si devono identificare delle direzioni verso le quali dirigere i propri sforzi e il proprio impegno. Il successo è il risultato di una serie di azioni che ci vedono al centro del processo.

Il processo, lo sforzo, richiede impegno costante, disciplina e lavoro duro. Quando guardiamo ai grandi leader o ai grandi imprenditori, che hanno fatto la storia, troviamo sempre una dedizione e un impegno totale nel realizzare il sogno che avevano in mente e tanto, tanto lavoro. Bisogna essere consapevoli che qui non si possono prendere scorciatoie.

Il lavoro al quale ci riferiamo, non è solo un’attività individuale, il compito che svolgiamo, ma soprattutto lo sforzo di aiutare i collaboratori, di impegnarsi per aiutarli a crescere, di lavorare insieme, perché se il leader è responsabile di un gruppo, egli deve essere consapevole che il suo successo passerà proprio attraverso quelle persone, che egli lo otterrà grazie al livello d’impegno, collaborazione e passione che saprà instillare nelle sue persone.
Ed è proprio qui dove molti manager o imprenditori falliscono, nel non riconoscere la semplice verità che i loro collaboratori sono lo specchio della loro capacità di guida e d’ispirazione. In altre parole essi sono come egli è e come egli li guida. Questo è l’unico compito che il leader non può delegare, la guida delle sue persone, e verso il quale molti manager e imprenditori sono male attrezzati. Preferiscono così scaricare la pressione sui collaboratori ritenendoli incompetenti o peggio stupidi.

Tutte le cose sono difficili prima di diventare facili. E anche guidare uomini è difficile, soprattutto se puntiamo ai risultati senza aver messo in piedi dei processi, dei sistemi e criteri di lavoro che aiutino le persone e il leader. I processi non sono solo legati ai processi aziendali, anche se ovviamente ne sono una parte importante: come si risolvono i problemi, come ad esempio sono gestite situazioni problematiche, quali sono le regole che governano le attività in condizioni normali e così via; ma anche ai processi che mettiamo in atto con le persone: ascoltare, dare feedback, un dialogo di crescita e di sviluppo, il processo di apprendimento e cosi via.

Anche il leader ha un processo suo personale di crescita, di auto-miglioramento e di correzione e di apprendimento che deve attivare se vuole svilupparsi come leader e come persona e aver fatto lo sforzo di diventare il meglio di cui è capace.
John Kennedy sosteneva che “apprendimento e leadership sono indispensabili uno all’altro.” Frase che mi ha dato parecchio filo da torcere, perché non riuscivo a cogliere il nesso tra “apprendimento” e “leadership” che oggi invece mi appare più chiaro: il leader commette errori – anche se qualcuno si ritiene infallibile – e deve imparare a correggersi.

Fermarsi e trovare il tempo per riflettere per un leader è di fondamentale importanza. Solo così può attivare un processo di correzione e apprendimento, come pure di continua curiosità, per diventare più efficiente e più efficace.
Proprio recentemente con un gruppo straordinario di persone abbiamo condiviso alcuni momenti di particolare intensità e impegno, ragionando proprio di processo, di modi ed è sempre sorprendente osservare la presa di consapevolezza che in realtà ognuno di noi determina il proprio destino e che proprio il primo passo è averne coscienza. Cioè, che si può fare! Che abbiamo il potere per farlo, se solo lo vogliamo e siamo disposti a impegnarci.

Molti manager assorbiti nelle attività quotidiane recitano il solito mantra del “non c’è tempo”, esempio perfetto di profezia che si auto-avvera: non fermandosi mai non risolvono mai i problemi che quindi continuano a richiedere la loro attenzione! Creazione perfetta di un ciclo nefasto che continua ad auto-alimentarsi. Ma è un ciclo che si può bloccare e interrompere, se si vuole.

Qualsiasi cosa tu faccia potrebbe non fare alcuna differenza, ma è molto importante che tu la faccia (Gandhi), quindi facciamo.

Potremmo provare ad applicare alcune nuovi comportamenti: osservare e riflettere, pensare e agire, sbagliare e imparare, ascoltare e comprendere, esplorare e sperimentare, incoraggiare e correggere, prendere l’iniziativa e lasciare spazi di autonomia, essere responsabili e dare responsabilità. Le coppie indicano azioni opposte che devono essere bilanciate, in equilibrio dinamico e non statico, in movimento fluido e costante assimilabile all’andare in bicicletta.

In un post di qualche tempo fa, dicevamo, citando Popper, che l’ottimismo è un dovere e un giusto atteggiamento è fondamentale per creare fiducia e trasmettere passione:

Mantieni i tuoi pensieri positivi
Perché i tuoi pensieri diventano parole.
Mantieni le tue parole positive
Perché le tue parole diventano i tuoi comportamenti.
Mantieni i tuoi comportamenti positivi
Perché i tuoi comportamenti diventano le tue abitudini.
Mantieni le tue abitudini positive
Perché le tue abitudini diventano i tuoi valori.
Mantieni i tuoi valori positivi
Perché i tuoi valori diventano il tuo destino.
(Mahatma Gandhi)

La frase del titolo è di Shakespeare ed è incompleta, mancano alcune parole fondamentali che le danno un senso profondo: Non è nelle stelle che è conservato il nostro destino, ma in noi stessi.

Tutto inizia da noi … sempre!

Buona settimana.
Massimo

 

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