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C’e’ differenza tra addizione e crescita. (Julian Barnes)

By 21 Giugno 2015 Marzo 29th, 2018 No Comments

C’è differenza tra addizione e crescita. (Julian Barnes)Blog 2615La nostra vita si va complicando sempre di più.
Viviamo in stato di perenne connessione e riceviamo continuamente tantissimi stimoli che a un certo punto, diventano un “rumore di fondo” frusciante. E’ come se avessimo due personalità: una reale, fisica e una digitale, a volte purtroppo sconnessa dalla prima.

Sul treno o sulla metropolitana vediamo gente che è intenta a inviare e a ricevere messaggi in tempo reale, intenta a scambiarsi chissà quali informazioni importanti. A un certo punto ti viene anche l’ansia di rispondere in tempo reale, come se un ritardo nella risposta potesse venir letto come una disattenzione o un’assenza. E magari quella stessa persona mentre parla con te, si distrae perché deve rispondere all’ultimo sms o messaggio di WhatsApp.
Stanno nascendo così tutta una serie di nuovi comportamenti sociali e di rituali che sempre di più si diffonderanno, caratterizzando questi tempi di comunicazione continua.
E’ così più facile, trovare notizie di un amico o un parente su Facebook che da una interazione diretta. La telefonata è oramai diventata impegnativa e viene così sostituita da un messaggio (inviato con i vari media), magari corredato di “emoticon” tanto per dargli un tocco di personalità. Fioriscono gruppi di tutti i tipi nei vari “social”, dando così espressione ai tanti interessi e mode del momento.
I “social” sono sicuramente un fenomeno interessante perché sono ormai diventati il polso del pensiero collettivo istantaneo. Sono diventati, anche, una bacheca, dove sfogare, a volte in modo crudo e diretto, le proprie insoddisfazioni e frustrazioni, dando il via all’insulto libero, o altro fenomeno interessante, alla condivisione dell’emozione e della fatica della corsa fatta da Tizio o della gioia dell’ultimo acquisto di Caio o delle difficoltà di parcheggio con tanto di commenti pesanti di Sempronio.
Assieme a molta spazzatura, insulti, video, fotografie, commenti, “likes”, etc, ogni tanto si trova qualche piccola pepita che merita qualche riflessione approfondita.
E’ la libertà e la globalizzazione di Internet che con qualche piccola caduta di stile, inevitabile peraltro, ha aperto un mondo di informazioni e conoscenza a tutti. In qualsiasi punto ti trovi, dove esiste una rete o una connessione, ti puoi collegare e sul tuo dispositivo ecco lì pronti una riserva inesauribile e preziosa di dati.
Quanto di tutto questo si traduce, però, in crescita di conoscenza? E quanto ci rende davvero più intelligenti e consapevoli nelle scelte che facciamo?

Moltiplicato all’ennesima potenza, tutto questo succede anche alle organizzazioni che devono sviluppare dei sistemi per trarre significato da una mole impressionante di dati (sia interni sia esterni all’organizzazione) e trasformarli in informazioni utilizzabili. Dovrebbero, cioè, trasformare i dati in informazione e poi in conoscenza che dovrebbe produrre delle azioni.

La prima sfida che si pone alle persone e alle organizzazioni, quindi, è districarsi e orientarsi in un vortice di dati e informazioni. Una semplice addizione di numeri e di informazioni per quanto grande sia, non è detto che si trasformi in una crescita della conoscenza. Questa trasformazione richiede di sviluppare delle idee per creare criteri di raggruppamento dotati di significato e poiché oramai le situazioni mutano continuamente, questi criteri devono poter essere creati, distrutti e ricreati molto velocemente. Come ho scritto in un altro post (L’intelligenza artificiale non puo’ battere la stupidita’ naturale, del 1/2/15): un sistema, nei suoi elementi strutturali e di base, non può essere più intelligente di chi lo ha progettato e proprio per questo è importante riflettere sull’intelligenza del suo creatore, sui suoi presupposti, il metodo di creazione e il suo approccio all’utente. La creazione di questi criteri di analisi e di interpretazione è responsabilità di persone che possiedono o dovrebbero avere, i necessari strumenti cognitivi.

In ambito aziendale, l’interpretazione dei dati, la lettura dei trend unita a molta immaginazione, contribuisce a creare la strategia. La strategia concerne la capacità dell’organizzazione di plasmare il futuro in vista di una visione o degli obiettivi che si è posta e dovrebbe rispondere fondamentalmente ad almeno quattro domande di base:

  • Cosa stiamo facendo oggi?
  • Come siamo posizionati rispetto ai nostri concorrenti?
  • Cosa vogliamo raggiungere?
  • Quale prodotto/servizio dobbiamo offrire, che abbia un mercato?

Le prime due domande sono analitiche mentre le ultime due entrano nell’ambito delle aspirazioni, della visione e dell’innovazione. E’ necessario avere capacità di analisi, immaginazione e creatività.
Una volta definita la strategia sarà necessaria un’altra competenza fondamentale: quella esecutiva. Alla formazione della strategia segue l’implementazione della stessa, che è resa possibile da una leadership competente e abile nel fare (execution).

Le sfide di un mondo sempre più connesso, globalizzato e complesso, richiederanno inoltre che i massimi responsabili dell’azienda coinvolgano sempre di più le proprie persone nel concepire e progettare nuovi percorsi e questo richiederà lo sviluppo di tutta una serie di nuove competenze nella gestione dei problemi, dei team di lavoro e nella capacità di creare nuovi modelli e schemi di riferimento, poiché quelli del passato invecchieranno molto velocemente.

Immagino tutta una serie di nuove competenze cognitive che ho recentemente chiamato mind fitness (Non pensare: non ne hai l’equipaggiamento. del 17/5/15) che possono essere apprese e continuamente migliorate: Non suonare quello che c’è. Suona quello che non c’è. (Miles Davis).
Manager e imprenditori dovranno gestire le organizzazioni, in tempi così perturbati come gli attuali, utilizzando tutta una serie di nuovi mindset. Una lista parziale include: capacità di analisi, immaginazione e creatività, intelligenza emotiva, nuovi modelli di leadership più aperti e coinvolgenti, la capacità di creare significati e di sviluppare una visione che sia avvincente e che motiva; nuovi metodi di lavoro; capacità di comunicare e influenzare; chiarezza nel definire valori ai quali l’organizzazione si deve attenere; integrità (il pensare, il parlare e l’agire sono coerenti); comportamenti che siano rispettosi delle persone, dei clienti, dell’azienda e della comunità; insomma un modo completamente nuovo di fare azienda.

In ultimo, la riflessione di Alvin Toffler indica un modello di apprendimento continuo che è uno degli strumenti per la crescita: Gli analfabeti del XXI secolo non saranno quelli che non sanno leggere e scrivere, ma quelli che non saranno in grado di imparare, disimparare e reimparare.
C’è una grande differenza tra una semplice addizione di strumenti, informazioni, ricette, tecniche, procedure, macchine e tecnologie, che guarda al futuro come estensione lineare del passato e l’effetto moltiplicativo della crescita, personale e organizzativa che genera idee, innovazione, energia e motivazione, creando il futuro su nuove basi.

Quelli di oggi sono tempi di grandi cambiamenti ma poiché ci viviamo dentro, non ne siamo consapevoli, eppure le scelte di oggi plasmeranno il nostro futuro.
Sarà indispensabile, allora, agire e mobilitare le energie di tutte le persone nelle giuste direzioni; questo implica la capacità di saper e voler cambiare e innovare:
Se non sei disponibile a conoscere l’altra sponda del fiume, allora il posto più sicuro e prudente per te è la tomba: là non può succedere niente (detto Sioux).

Conoscere l’altra sponda del fiume richiede un’azione, cioè uno sforzo consapevole in una nuova direzione, con la consapevolezza che là potremmo trovare qualcosa che non ci aspettiamo. La scelta di attraversare quel fiume sarà allora quello che farà la differenza tra lo stare fermi ad aspettare e la decisione di costruire il futuro abbracciando l’incertezza che il cambiamento porta con sé, la capacità di imparare dagli errori e la voglia di provarci.

Signori manager e signori imprenditori, preoccupatevi del business, degli investimenti in tecnologia e impianti (l’addizione), ma, anche e soprattutto, delle vostre persone, senza di esse avrete solamente aggiunto hardware senza creare crescita; e di voi stessi, cioè di continuare a sviluppare nuovi modelli e schemi di pensiero poiché quelli che hanno funzionato fino ad oggi, diventeranno presto superati. E’ un impegno costante e gravoso, per questo non tutti lo potranno sostenere, ma chi ci riuscirà produrrà vera crescita.
La crescita non è solo quella del business, delle vendite, dei profitti, ma, la crescita con la “C” maiuscola, ovvero quella delle capacità strategiche della vostra organizzazione di costruire il futuro.
La differenza tra addizione e crescita è tutta lì.

Buona settimana
Massimo

 

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