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HumanWare

By 16 Dicembre 2018 Luglio 8th, 2019 No Comments

L’acquisto di qualunque cognizione è sempre utile allo intelletto, perché potrà scacciare da sé le cose inutili, e riservare le buone. Perché nessuna cosa si può amare né odiare, se prima non si ha cognizione di quella.
Leonardo da Vinci

Un’anteprima mondiale!
Il 5 dicembre abbiamo tenuto il nostro Lead Talk di fine anno dal titolo 

HumanWare.
LEONARDO: anatomia del pensiero.
Per un nuovo Rinascimento del fare impresa.

Per ricordare uno dei più grandi geni della storia: Leonardo da Vinci, scomparso il 2 maggio 1519, oramai quasi cinquecento anni fa.

Tanti ospiti importanti e tanti partecipanti che hanno contribuito a dare un taglio molto alto al livello dell’evento. 
E, evento nell’evento, la “prima” del nuovo spettacolo teatrale che abbiamo prodotto con Onda Teatro: LEONARDO. L’età della meraviglia.
Chi fosse interessato a coglierne lo spirito può vedere il breve video che abbiamo postato su YouTube, cliccando sul link: https://www.youtube.com/watch?v=nPPDzEGlNIo
Un grande successo! 
Grazie a tutti per averlo reso possibile.

In un momento dove tutti parlano di Industry 4.0Smart Factoryperformance,talentiagilelearning agilitycoaching e altri bla-bla-bla senza soluzione di continuità (e molte volte senza senso e dai risultati incerti, per essere gentili, sig!), abbiamo deciso di focalizzarci sull’essenza del fare impresa: le idee e le persone, imprenditori, manager e dipendenti.
Scelta che è rappresentata dalla cancellazione delle parole – soft(ware) e hard(ware) – che comparivano nella copertina della brochure dell’evento, sostituite da HUMANWARE

Leonardo con la sua infinita sete di conoscenza, le sue incredibili abilità, rappresenta creatività, innovazione, immaginazione e la continua tensione a migliorare.
In Italia non abbiamo un problema tecnologico come ci viene fatto credere, ma, purtroppo, un serio e profondo problema culturale: abbiamo sistemi di management e di gestione d’impresa vecchi e obsoleti. Sono questi i problemi che vanno risolti per un nuovo Rinascimento del fare impresa, dove abilità, creatività, tecnologia e innovazione trovino una sintesi nuova e originale.
Quando la bolla o le “balle” di Industry 4.0 saranno finite – cosa che succederà molto presto dal momento che oramai tutti sono pieni di macchine, robot e software vari – scopriremo che tutte le difficoltà irrisolte sono ancora lì. 
E il risveglio, per molti, sarà davvero duro.

Nell’ultimo post dell’anno prima della pausa natalizia voglio proprio ricollegarmi all’uomo, utilizzando come riflessione un famoso dipinto del 1632 di Rembrandt (fonte Wikipedia): filosofo in meditazione (Harmensz Van Rijn, detto Rembrandt 1606-1669).

Prima di proseguire nella lettura, suggerisco all’amico lettore di ritornare a dare un’occhiata al quadro più sopra o, meglio ancora, di cercarne una versione ad alta definizione su Internet.
Fatto? (un flashback di Giovanni Muciaccia di Art Attack…)
Bene, proseguiamo.

Tanto per cominciare c’è quella luce gialla, intensa, di un sole d’inverno che splende fuori. Un sole che abbaglia senza riscaldare. Poi si scopre il vecchio, immobile. Ha voltato la testa al tavolo di lavoro e al libro che stava studiando: per riflettere? Riposarsi? Meditare? Il nostro sguardo scivola verso destra e nota la bassa porta della cantina. Quindi viene attirato dalla scala a chiocciola.
Nel momento in cui ci si accinge a salire i primi gradini, si accorge del fuoco che crepita nel camino e di una donna che attizza le braci. Torna verso la rampa di scale, che però conducono solo verso il buio.
Il quadro è piccolo (solo 28cm x 34cm), e il luogo che ritrae è scuro, eppure si ha una sensazione di ampiezza. E’ il genio di Rembrandt, che fa viaggiare lo sguardo in tutte le direzioni. In larghezza, da sinistra dove si irradia la luce del giorno, verso destra, dove quella del fuoco è fragile, pressoché irrisoria; il dialogo di un sole che illumina senza scaldare e di un fuoco che scalda senza illuminare: sole della ragione e fuoco della passione, due ingredienti per filosofeggiare?
In alto, con quella scala a chiocciola che collega i recessi segreti della cantina con gli oscuri misteri del piano superiore. In profondità, dal fondo del quadro dove se ne sta seduto il filosofo, fino al cerchio di tenebre che lo circonda. Ma la sensazione di spazio proviene altresì dal gioco sottile tra ciò che è svelato e ciò che è nascosto. L’importante è ciò che si immagina: dall’altro lato della finestra, dietro la porta della cantina, in cima alla scala.
(…) Tenebre e penombre, un po’ di luce, un po’ di calore. E uno spirito in funzione, E’ a questo che assomiglia la nostra interiorità?
(Christophe André – Dell’arte della meditazione)

Un quadro suggestivo dalle infinite interpretazioni e letture.
Un invito a usare un po’ di tempo della pausa natalizia per riflettere (meditare?) e ricentrarsi.

Meditare significa fermarsi.
Smettere di fare, di muoversi, di agitarsi. Tirarsi un po’ indietro, in disparte dal mondo.
(…) La prima tappa da superare è questa: restare immobili e silenziosi abbastanza a lungo perché il chiacchiericcio del nostro spirito venga avvolto da una sorta di calma, in modo da poter cominciare a vedere con un po’ di chiarezza.
(…) A volte bisogna aspettare a lungo, Non si può accelerare questo processo, Ci piacerebbe molto, ma non si può: la meditazione richiede tempo. E ci sono persino dei giorni in cui non verrà nulla. Scandaloso, no? E anacronistico, nella nostra epoca che promette istantaneità e garanzie di risultati.
(Christophe André – opera citata)

Un quadro che può ben rappresentare, secondo un’altra chiave di interpretazione, lo yin e lo yang della filosofia orientale, opposti che si succedono in modo armonico, l’essenza del cambiamento continuo.

L’ombragli oscuri misteri del piano superiore, sono l’immagine del futuro che appare sempre più incerto, ricollegandosi all’idea del “VUCA world”: un mondo caratterizzato da volatilità (Volatility), incertezza (Uncertainty), complessità (Complexity) e ambiguità (Ambiguity).
Ombra come paura, timore dell’ignoto, del non-conosciuto.
La scala, un percorso, un processo, un metodo con il quale affrontare la scoperta del futuro; a spirale perché non sempre i processi sono lineari, molte volte sono circolari, oppure evolutivi, cioè a spirale.
Il fuoco, il cuore, la relazione, la collaborazione, l’emozione che scalda, incoraggia.
La luce, i valori, il sogno (obiettivo/i), la ragione cioè la mente, che diffonde luce e insieme al fuoco danno la spinta per andare a scoprire il futuro.
Riflettere, fermarsi, ri-centrarsi…
Una pausa per prepararsi al nuovo anno.

E al centro del ‘Rembrandt’, l’uomo, con le sue luci e le sue ombre e … i suoi pensieri.

L’ironia dell’era digitale è che ci ha portato a riflettere su ciò che significa essere umani.
David Polgar – esperto di tecnologie digitali

Già…cosa significa essere umani?

Ci attende un futuro dalle grandi sfide. 
Quella ambientale oramai non più procrastinabile; la ristrutturazione di un sistema economico sempre più sbilanciato, dove la ricchezza è nelle mani di pochi; un sistema d’impresa che deve essere reinventato.
Sfide da far tremare i polsi e che richiederanno approcci e modi di pensare completamente diversi da quelli che abbiamo usato per arrivare fin qui.

E’ necessario ripensare molte cose, partendo proprio dall’uomo.

In un mondo alluvionato da informazioni irrilevanti, la lucidità è potere. In teoria chiunque può partecipare al dibattito sul futuro dell’umanità, ma è molto difficile mantenere una visione chiara. Spesso non ci accorgiamo neppure che un dibattito è in corso, o quali siano le questioni importanti. Miliardi di noi possono a stento permettersi il lusso di approfondire queste domande, perché siamo pressati da ben altre urgenze: lavorare, prenderci cura dei figli o assistere i genitori anziani. Purtroppo la storia non fa sconti. Se il futuro dell’umanità viene deciso in vostra assenza, poiché siete troppo occupati a dar da mangiare e a vestire i vostri figli – voi e loro ne subirete comunque le conseguenze. Certo è parecchio ingiusto; ma chi ha mai detto che la storia è giusta?
(Yuval Noah Harari)

Per essere lucidi è necessario trovare il tempo per pensare, cosa molto difficile nell’epoca della connessione permanente; non essere assenti vuol dire assumersi responsabilità, giocare un ruolo, agire.

Ho terminato il mio discorso finale del 5/12 citando un brano del famoso “Discorso all’Umanità” di Charlie Chaplin e mi sembra quanto mai appropriato riproporlo qui come invito ad agire, come monito, come speranza e come incoraggiamento a quanti, in piccolo o in grande, sono impegnati nello sforzo di rendere il mondo un posto migliore.

Vorrei aiutare tutti se è possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. 
Tutti noi, esseri umani, dovremmo aiutarci sempre; dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo. Non odiarci e disprezzarci l’un l’altro.
In questo mondo c’è posto per tutti: la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi; la vita può essere felice e magnifica.
Ma noi lo abbiamo dimenticato.
L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell’odio, ci ha condotto a passo d’oca a far le cose più abiette.
Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi; la macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà; la scienza ci ha trasformato in cinici; l’abilità ci ha resi duri e cattivi.
Pensiamo troppo e sentiamo poco.
Più che macchinari, ci serve umanità.
Più che abilità, ci serve bontà e gentilezza.
Senza queste qualità, la vita è violenza, e tutto è perduto. L’aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti. La natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà dell’uomo, reclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità.
(Charlie Chaplin – Il grande dittatore)

A tutti voi, ai vostri collaboratori, ai vostri cari, un augurio di cuore per un sereno Natale e un 2019 ricco di soddisfazioni, di emozioni, di bontà, di gentilezza e di … umanità.
Buon Natale e Felice Anno Nuovo
Massimo e il team Heiko Xplore.

Design a better world!
Buona settimana
Massimo

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