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Il significato della Leadership e la leadership del significato.

By 24 Gennaio 2016 Marzo 29th, 2018 3 Comments

Il significato della Leadership e la leadership del significato.

Cambiamento - Leadership

Cambiamento – Leadership

Ma il guaio è che voi, caro mio, non saprete mai come si traduca in me quello che voi mi dite.
Non avete parlato turco, no. Abbiamo usato, io e voi, la stessa lingua, le stesse parole. Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sé, sono vuote? Vuote, caro mio. E voi le riempite del senso vostro, nel dirmele; e io, nell’accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio.
Abbiamo creduto d’intenderci; non ci siamo intesi affatto.
(Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila)

Tempi, tecnologie, aziende, mercati e persone che cambiano. Oggi vi propongo qualche spunto per riflettere su una leadership che sia capace di e voglia fare la differenza.

La leadership sta cambiando, o almeno così si dice. La rivoluzione informatica sta trasformando la politica e le imprese. Le strutture gerarchiche si fanno sempre più piatte e vengono inglobate all’interno di reti fluide di contatti. Nelle società post-industriali, la forza lavoro è costituita per la maggior parte di lavoratori della conoscenza, che rispondono a incentivi e richiami politici diversi da quelli che motivavano gli operai del secolo scorso. I sondaggi d’opinione indicano che gli individui hanno oggi un atteggiamento meno deferente nei confronti dell’autorità nelle imprese e nella politica. (Joseph S. Nye Jr.)

La leadership sta cambiando, anche se sembra proprio che gli unici a non essersene accorti siano proprio i leader, o almeno alcuni di loro.
Altri più attenti e consapevoli sono invece alla ricerca di nuovi modelli o mappe mentali per migliorare la propria efficacia come leader e sviluppare nuovi comportamenti e mindset più adeguati alla gestione complessa del mondo d’oggi.

Nel suo bel libro, “Il bello di uscire dagli schemi”, Olga Chiaia a proposito di mappe scrive:
Mappe: quelle che non portano ad alcun tesoro
Tutti noi costruiamo delle rappresentazioni interne della realtà che percepiamo.
Queste mappe ridisegnano il territorio reale in modo più o meno approssimativo, più o meno fedele, secondo filtri più o meno deformanti: contengono errori sistematici, bias, e aree non pervenute, indifferenziate, evitate. Zone coperte dalla nebbia fitta della non conoscenza. Gli strumenti cartografici sono i costrutti, cioè delle strutture base di significato: sono loro a guidare la percezione e a originare le credenze, cioè convinzioni, aspettative, schemi, rappresentazioni della realtà, di sé, degli altri, del futuro ecc.
Ho trovato qui una grande sintonia con quanto avevo scritto in un post del 29 novembre: Mappe del mondo e cartografi.

Capacità di analisi e sintesi (mind-fitness), creazione di significato (interpretazione della realtà), identificazione di valori, visione (identificazione di uno stato futuro ideale verso il quale tendere), progettualità e iniziativa, sono tutte competenze che consentono ai leader di costruire mappe funzionali e tracciare un percorso verso un futuro degno degli sforzi per realizzarlo.
La rivisitazione e modifica sistematica delle proprie mappe mentali è un’attività molto impegnativa, seppure assolutamente necessaria, per guidare con successo un’organizzazione ma anche la propria crescita e vita personale.

Il leader, simile a un capo carovana o a un esploratore, deve guidare persone e organizzazione attraverso una serie di spostamenti dalla situazione attuale alla futura, obiettivo e meta del viaggio. In molti casi, questo spostamento non è solo orizzontale – nuovi obiettivi, nuovi mercati, nuovi prodotti, maggiore efficienza, ecc – ma verticale: ossia una modifica profonda dei processi aziendali, dei comportamenti e del modo di pensare, che consentano di creare una nuova cultura aziendale che sia il presupposto per sostenere il cambiamento che è stato immaginato.

Esiste una formula del cambiamento:
La formula di Gleicher o Equazione del Cambiamento fu creata da Richard Beckhard e David Gleicher e rappresenta una regola universale applicabile a ogni situazione e campo di vita; essa esprime il processo che accade interiormente ad un individuo allorché si trovi davanti al dover prendere una decisione importante che si presuppone possa cambiare lo stato attuale. Individua e distingue con precisione le forze che contribuiscono allo stato d’animo di chi vive queste situazioni:
C= I x V x P > R

Il cambiamento (C) avviene quando la risultante delle seguenti componenti: Insoddisfazione (I) per lo stato attuale, moltiplicata per la Visione (V) di quello che è possibile, moltiplicata per i Primi (P), concreti passi intrapresi per realizzare la visione è maggiore della Resistenza (R), allora il cambiamento è possibile. Poiché I, V, P si moltiplicano, se uno è assente (zero) o basso, allora il prodotto sarà zero o basso e quindi non in grado di vincere la resistenza (R). Per garantire un cambiamento di successo è necessario utilizzare influenza e pensiero strategico per creare visione e identificare quei cruciali, primi passi per realizzarlo. (fonte: Wikipedia)

Vorrei soffermarmi su due termini dell’equazione: l’Insoddisfazione e la Visione. Il primo, I=insoddisfazione è la consapevolezza che lo status quo (situazione attuale) non è più adeguato o funzionale; il secondo, V=visione è l’identificazione di uno stato possibile futuro desiderabile, cioè che realizza gli ideali, i valori e le aspirazioni di chi fissa gli obiettivi (se riferito a un cambiamento personale) o dell’organizzazione. Per tradursi in un cambiamento reale sarà necessario progettare un percorso, P=primi concreti passi – piano di azione, che realizzi la trasformazione immaginata.
In estrema sintesi sia l’insoddisfazione, che la visione creano le basi portanti per un cambiamento dotato di significato.

E creare significato è compito di chi ha un ruolo di leadership: l’uomo nella sua vita aspira soprattutto alla scoperta e alla realizzazione di un significato (Viktor Frankl).
Va da sé che il significato può essere importante e meritevole degli sforzi che saranno necessari per realizzarlo, oppure no!
Se le persone hanno un significato nel quale riconoscersi (meritevole degli sforzi), faranno di tutto per realizzarlo. Il significato è il PERCHE’ del cambiamento.

Il problema del senso della vita è una questione tipicamente umana, anche se non sempre è chiaramente ed esplicitamente formulata nei suoi termini. Il porre in dubbio che la propria vita abbia un senso non dev’essere considerato di per se stesso come qualcosa di morboso: è espressione dell’essere uomo. Di ciò che nell’uomo vi è di più umano.
Poiché, se ci è possibile e persino facile immaginare degli animali a sviluppo psichico anche molto elevato – come, per esempio, le api e le formiche, che possiedono un’organizzazione sociale ed una forma di governo per certi versi più lodevoli delle nostre, ci è al contrario impossibile immaginare un animale che si ponga una domanda sul senso proprio della vita e ne dubiti. Il momento nel quale l’uomo pone in dubbio il suo stesso essere, vale a dire che la sua vita abbia un senso, lo differenzia dagli altri animali più del fatto di poter parlare, pensare, camminare eretto, ecc.
(…) Un professore di storia naturale spiegava un giorno in classe che la vita di ogni organismo, e quindi anche dell’uomo, “non è in fin dei conti che un processo di ossidazione e di combustione”. D’improvviso un giovane si alzò e gli fece un’obiezione appassionata: “Ma, allora, qual è mai il senso della vita?” Giustamente quel ragazzo aveva compreso che l’uomo esiste in modo diverso da una candela che brucia fino alla fine. Solo il modo di essere della candela può venire ridotto ad un processo di combustione: il nostro modo è essenzialmente diverso.
L’essere umano è prima di tutto un essere storico: è posto in uno spazio storico, dal cui sistema di coordinate non si può staccare. Questo sistema di riferimenti in cui si muove ha un senso. (…) Il va-e-vieni di un formicaio può essere inteso come avente uno scopo, non però come avente un senso: e se si esclude la categoria del senso, si esclude in pari tempo che possa essere definito come storico: lo “stato delle formiche” non ha infatti “storia”.
(Viktor Frankl – Logoterapia e analisi esistenziale)

Essere “impegnati” o sforzarsi nel “va-e-vieni” del formicaio per realizzare più profitti o per arricchire ancor di più qualcuno già ricco, possono essere scopi, a parte qualsiasi altra considerazione, ma non significati. E quello che manca oggi in molte organizzazioni è un significato importante per il quale spendersi, un significato che agisca da magnete per attrarre e focalizzare le energie di tutti.
In qualche modo il mondo delle aziende ne è consapevole. Mi riferisco qui al tema della costruzione dei grandi brand che devono creare significati, per esempio, o a tutte le tematiche, oggi molto di moda, legate alla responsabilità sociale d’impresa. E come non pensare a tutta la retorica legata al tema della motivazione e del coinvolgimento dei propri dipendenti?

Una visione dotata di significato ha un potere enorme, non motiva, ma ispira.
Io credo che questa nazione debba impegnarsi per raggiungere entro la fine del decennio l’obiettivo di portare un uomo sulla Luna e riportarlo sulla Terra. La visione di Kennedy del 1961, ha focalizzato e ispirato lo sforzo immane di più di mezzo milione di uomini, uno dei più grandi esempi di lavoro di team della storia, che ha portato, otto anni dopo, l’uomo sulla luna. Ecco la forza della visione e del significato.

Rimane un ultimo punto: non tutte le visioni sono valide o sono buone e non tutte sono dotate di significato, molte puntano a manipolare e non a ispirare, ma, questa è tutta un’altra storia.

Abbiamo, oggi più che mai, bisogno di leader che sappiano creare significati e che abbiano visioni coraggiose, partendo prima di tutto dai valori e dall’uomo.

Se le tue azioni ispirano gli altri a sognare di più, imparare di più, fare di più e diventare di più, sei un leader. (John Quincy Adams)

Buona settimana
Massimo

 

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