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Snake charmers. Incantatori.

By 26 Aprile 2015 Marzo 29th, 2018 One Comment

Snake charmers. Incantatori.

Svuota la tua mente, svuota la tua mente… Gia’ fatto? Non c’era granche’, allora…
(Mago Oronzo – Raul Cremona)incantatoriTempi difficili e strani quelli in cui abbiamo bisogno dei maghi e dei guru.
Un giro in una qualsiasi libreria, nella sezione “self-help”, dimostra quanto la ricerca delle risposte sia un fenomeno molto sentito e un mercato molto redditizio, soprattutto per gli autori dei libri. E’ un fenomeno non così distante da quello dell’uomo della pietra che cercava conforto nel parere dello sciamano o stregone e nello svolgimento di riti di vario genere che dovevano assicurare prosperità, ricchezza, etc.
Se nella figura dello sciamano o ai tempi nostri, dello psicologo, cerchiamo qualcuno che in un momento di difficoltà ci possa aiutare, nulla da obiettare, ci sono tanti professionisti che aiutano le persone con serietà, sensibilità e passione.
Qui mi riferisco ai “guru” dell’ultima ora, quelli che hanno capito quanto poco ci vuole a imbrogliare il prossimo: Mario Pacheco Do Nascimento (noto come Maestro do Nascimento) fu un esempio (negativo) molto famoso con la vendita dei suoi rametti miracolosi.
Nel continuum che va dall’imbroglio all’aiuto serio e professionale, vi sono tutta una serie di posizioni intermedie occupate dai “motivatori”, “esperti di sviluppo personale”, “guru”, citati da importanti esponenti aziendali o leader politici. Un gruppo nutrito di personaggi di cui è difficile valutarne le reali capacità e competenze. Alcuni di questi casi andrebbero studiati come esempi di applicazione di tecniche di marketing e di comunicazione molto evolute.

Ho smesso, molti anni fa, di deificare tali personaggi che hanno tutti una caratteristica comune: sono umani, con tutto il loro fardello di positività e negatività, successi e fallimenti e non sempre quello che dicono è poi così vero. Questo non significa, naturalmente che alcuni di loro non dicano cose su cui vale la pena di riflettere, oppure che diano una visione alternativa delle cose, anzi, tutt’altro. Come districarsi allora in questo caos di “maghi, incantatori e guru”?

Possiamo guardare al problema da due punti di vista: quello aziendale e quello personale. Iniziamo da quello organizzativo, lasciando a un altro post quello personale.

ESPERTI.
Consultando un numero sufficiente di esperti si può confermare qualsiasi opinione (Arthur Bloch), formiamoci, dunque, una nostra opinione, studiando, sperimentando e ricercando.

Un esperto è uno di fuori (A.Bloch) che insieme alla sindrome del Principe Azzurro (P.Trabucchi) rappresentano un metodo diffuso di azione. Invece di sviluppare competenze interne, le organizzazioni cercano esternamente presunti esperti che poi:
-molte volte, alla prova dei fatti non sono tali;
-sono inseriti in una struttura che alla velocità della luce li rende omogenei e uguali all’esistente;
-non essendoci sistemi strutturati di crescita e mantenimento delle competenze, nel giro di qualche tempo, gli esperti appena assunti, esprimono tutte le loro nuove conoscenze per poi entrare a fare parte della massa amorfa dell’organizzazione;
-finito il periodo di “innamoramento”, diventano collaboratori normali e si riparte alla ricerca di un nuovo “flirt”.
Dovremmo creare strutture nelle quali l’apprendimento continuo, l’esplorazione e la creatività possano, in modo strutturato, generare continuamente nuova conoscenza.

Dopo il cibo e il sesso, il desiderio più grande dell’uomo è di dire al proprio simile come fare il suo lavoro (A.Bloch): potremmo iniziare migliorando il nostro di lavoro e come leader potremmo farci qualche domanda rispetto all’organizzazione e all’ambiente che abbiamo creato, oppure che abbiamo ereditato e che non siamo riusciti a far evolvere.

La gita delle pentole: sono di moda i giri presso aziende famose o che comunque sono riuscite a intraprendere percorsi di sviluppo e crescita, con l’obiettivo di comprendere i sistemi e le procedure che hanno messo in atto (best practice). In realtà, molte di queste “gite” non producono nulla, perché:
-manca la capacità esecutiva e operativa di applicazione di quanto visto;
-manca la motivazione vera a mettere in discussione il proprio modo di operare e di cambiarlo;
-si vedono procedure e sistemi ma non il modo (modello di management) con cui sono applicate che non è visibile;
-cultura, mercato di riferimento e problematiche del business sono completamente diversi dall’azienda visitata. Invece di un copia e incolla sarebbe necessaria una reinterpretazione di quanto visto;
-idee e gli stimoli generati sono bloccati dalla Direzione che non vuole assolutamente modificare il sistema esistente.
La gita diventa quindi un fenomeno di costume, un modo per uscire dalla routine, respirare aria nuova, vedere magari qualche interessante potenzialità, ma senza uno studio serio e soprattutto senza nessuna volontà o possibilità di applicare, una volta rientrati, quanto osservato.
Le visite naturalmente vanno bene ma poi serve un progetto serio di applicazione e di modifica della propria organizzazione, senza di esso, siamo appunto come quelle persone che partecipano alla gita delle pentole senza nessuna intenzione di acquistarle, ma che si godono la novità e il divertimento di un giro gratuito.

GURU
Nella mitologia aziendale ci sono i cosiddetti “guru”, da ascoltare con partecipazione, con un atteggiamento simile a quello dei Re Magi alla grotta di Betlemme; ma è davvero un guru? Che cosa racconta la sua storia personale? E’ una persona che fa quello che dice? Ha migliorato davvero la vita di altre persone? Ha creato o distrutto ricchezza? Ha creato o distrutto posti di lavoro? Assistiamo continuamente a lezioni di economia e di gestione aziendale da parte di chi ha, in realtà, distrutto intere aziende e settori, ma nonostante i disastri combinati, avendo le giuste entrature, continua imperterrito nella sua opera di devastazione dispensando anche saggi consigli. Sono gli eterni “galleggiatori”, quelli che cadono sempre in piedi e che come Lazzaro, risorgono dopo ogni disastro.
Dobbiamo essere consapevoli, che come le gite delle pentole, tali personaggi sono di moda e attraggono soprattutto per il notevole rumore mediatico che li circonda.

Dovremmo utilizzare il nostro senso critico, valutando con attenzione quello che sentiamo: liberi pensatori sono coloro disposti a utilizzare le loro menti senza pregiudizio e senza timore di comprendere cose che si scontrano con i loro costumi, privilegi, credi. Questo stato della mente non è comune, ma è essenziale per un pensare corretto; dove è assente, la discussione tende a diventare peggio che inutile (attribuita a Leo Tolstoy).

Nulla si può sostituire alla nostra capacità di riflettere, ragionare, di immaginare e di creare futuri possibili. Non vi è una strada diritta o corta per il successo, ma solo un lavoro continuo e paziente, un’esplorazione costante e profonda, fatta con passione e voglia di costruire qualcosa che sia migliore dell’oggi.

Immagino organizzazioni che sviluppano esperti, che generano, dall’interno, nuove competenze e capacità; che creano processi produttori di conoscenza, di originalità e di innovazione. Ambienti di crescita, che favoriscono il pensare, il fare, la creatività e che sono attenti allo sviluppo individuale come a quello collettivo. E’ necessario ripensare e ridisegnare profondamente il modo con cui le organizzazioni sono gestite, è indispensabile farlo se vogliamo prepararle alle sfide del prossimo futuro.

Non abbiamo bisogno di “incantatori di serpenti” o di “maghi”, ma solo della possibilità e dello spazio per modificare quello che è giusto cambiare, definendone i modi, i tempi, gli obiettivi e i valori di base.
Abbiamo bisogno di una visione dell’azienda che sia davvero moderna, adeguata alla realtà interconnessa, globalizzata, competitiva e veloce come quella del mondo di oggi. Una visione che diventi la base per riprogettare l’azienda con un progetto importante e impegnativo, sul quale far convergere gli sforzi di tutti, con il coraggio di fare scelte nuove e originali, guardando oltre l’esistente per esplorare nuove possibilità e che soprattutto guardi a quello che “potrebbe essere” e a quello che si “potrebbe fare”.

Ecco cosa vuol dire produrre innovazione!

Buona settimana
Massimo

 

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