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L’unica cosa che abbia mai raggiunto il successo stando seduta e’ la gallina.

By 6 Dicembre 2015 Marzo 29th, 2018 No Comments

L’unica cosa che abbia mai raggiunto il successo stando seduta è la gallina.ImparareGli analfabeti del futuro non saranno quelli che non sanno leggere o scrivere, ma quelli che non sanno imparare, disimparare, e imparare di nuovo.
Alvin Toffler

E’ appena terminato e con grande successo, uno dei nostri Boot Camp, ospiti di un’importante azienda nostra cliente. Al training, durato tre giorni, hanno partecipato, tra gli altri, due imprenditori. Abbiamo molto apprezzato la loro disponibilità, apertura, partecipazione e il contributo dato alle attività di team che hanno contrassegnato le tre giornate.
Sempre più spesso abbiamo il piacere di ospitare imprenditori e manager alle nostre iniziative e lo interpreto come un segnale incoraggiante di un cambiamento di prospettiva e di atteggiamento da parte di chi occupa posizioni di alta responsabilità.
Segnali deboli che dimostrano come le punte più evolute dell’imprenditoria e del management, stiano percependo l’importanza di un profondo ripensamento nel modo di fare azienda e di aggiornare modelli culturali e di management ingialliti dal tempo e inefficaci.

Un grande leader, John Fitzgerald Kennedy ha detto che “leadership e apprendimento sono indispensabili uno all’altro” e mai è stato così vero come in questi tempi di accelerazione sociale, economica e tecnologica.

Imprenditori e manager illuminati sono ancora, purtroppo, una rarità.
Molti non riescono o non vogliono evolvere, poiché cambiamento significa apprendere tecniche nuove, nuovi mindset e agire comportamenti più adeguati.

Pensiamo di volere creatività o cambiamento, ma in realtà non lo vogliamo.
Nella mia esperienza di psicoterapeuta lotto continuamente con un paradosso fondamentale.
I clienti vengono in terapia apparentemente per voler cambiare ma poi passano la maggior parte del loro tempo a resistervi. Questo può essere riportato almeno parzialmente alla loro riluttanza a rinunciare alle immagini che hanno di se stessi, immagini che sono state sviluppate nel corso della vita. Queste immagini di sé o concetti di sè sono tutto quello che hanno per identificare loro stessi. Comprensibilmente, abbandonarle potrebbe essere profondamente minaccioso. (Richard Farson)

Paura, pigrizia, un ego smisurato, cecità, controllano il comportamento di alcuni imprenditori e manager che continuano imperterriti nella loro traiettoria convinti di sapere tutto e che tutto è stato detto, ignari che il mondo si sta muovendo alla velocità della rete e che le loro competenze, se già non lo sono, saranno presto superate e loro stanno per diventare obsoleti.

Non ho mai incontrato un imprenditore o un manager che non mi abbia detto che è necessario cambiare, ma il cambiamento è qualcosa che in pratica riguarda gli altri e mai loro stessi.

Ho scritto spesso dell’abbassamento dei livelli professionali e di mancanza di formazione che caratterizzano questi anni di ossessiva compulsione al controllo dei costi, con particolare riferimento ai livelli intermedi, ma in realtà questo problema, in alcuni casi, riguarda anche i piani alti.
Ci sono organizzazioni che appaiono congelate nel tempo e che prosperano (per cui difficilmente cambieranno), nonostante internamente siano ingessate da procedure e sistemi rigidi, perché hanno trovato un business di nicchia profittevole oppure perché operano (al momento) in mercati ancora relativamente protetti o non interessanti per altre aziende più dinamiche.

I grandi geni benevoli dell’umanità – poiché per disgrazia ve ne sono anche di malevoli – sono esseri umani con nome e cognome che sono diventati i grandi propulsori del pensiero, della scienza, delle arti e di numerosi progressi materiali. Tutti avevano – e hanno qualcosa in comune. Nella loro mente, davanti a una possibilità o a una strada sconosciuta, hanno zittito la voce che sussurrava “questo non è possibile” accogliendo quella che chiedeva “e se fosse possibile…?”.
Ogni volta che di fronte a una cosa insolita un essere umano – invece di respingerla in quanto sconosciuta – persiste, esprime tutte le domande e tramuta l’anticonformismo in energia utilizzata per forzare e superare le barriere costituite dai principi formalmente accettati, non ci rimane il minimo dubbio: un potenziale genio sta forgiando la propria ipotesi, che rappresenta l’anticamera oscura del possibile.
(Joaquin Lorente – Pensa è gratis – Ed.Etas)

Purtroppo le barriere a volte sono molto alte e questi illuminati si arrendono:
Oggi, in un mondo globalizzato fondamentalmente dalla reddittività finanziaria e dalle sue conseguenze collaterali, le imprese cercano di stabilire metodi e sistemi per conseguire la genialità su ordinazione, spesso attraverso il team. Anni fa cominciarono con il brainstorming e adesso si stanno moltiplicando i team di saggi e i think tank dotati di un protocollo di atteggiamenti e norme affinché, qualora sorga la luce, essa possa brillare.
Il gran peccato – l’ho sperimentato personalmente in diverse occasioni – è che molte volte tali iniziative rispondono a un improvviso spasmo cerebrale della cupola dell’impresa od organizzazione, che una volta placato trasforma l’intero lavoro in un cumulo di report destinati all’infinito archivio dei buoni propositi e in una raffinata collezione di fatture.
(Joaquin Lorente – op.citata)

Infinito archivio di buoni propositi, che spreco, che tristezza e quanta frustrazione.

Uno dei guru del marketing, Philip Kotler, ha scritto che vi sono due tipi di impresa: quelle che cambiano e quelle che scompaiono.
Molte aziende scompariranno perché incapaci di cambiare e di apprendere.
Cambiamento e apprendimento sono intrecciati: non ci può essere uno senza l’altro, non è sostenibile.

Aziende dalle porte chiuse che non si aprono al mondo, allo scambio di idee e alla forza del network, che misurano la loro capacità da quante ore i collaboratori spendono nello svolgimento del lavoro e per le quali l’apprendimento è solo una voce di costo o altre che hanno trasformato tutti in “yes man” preoccupati del proprio posto o della propria carriera.

E questo ci riporta al ruolo del leader e alla sua intelligenza.

La misura dell’intelligenza è la sua capacità di cambiare (Albert Einstein).
Che dire allora di chi non riesce o non vuole cambiare?
Se vogliamo una leadership illuminata, aperta e per la quale l’apprendimento è un valore in sé e non solo un mezzo economico, allora bisogna dare l’esempio. E’ necessario essere meno impegnati in cose urgenti e attenti a dare spazio alle cose importanti.
Leader che, loro avanti a tutti, imparano, si confrontano e si mettono in gioco.
Leader che apprendono nuovi modi di pensare, nuove tecniche, nuovi comportamenti.

Avevo pensato di intitolare il post di questa settimana: Come diventare Dio in un giorno o in 5 mosse. Volevo riferirmi così ai tanti programmi mordi e fuggi che promettono tanto e danno poco, o a tutti quei libri e articoli, i social media ne sono letteralmente sommersi, che promettono il successo per punti, come gli elenchi puntati delle slide di power point. Tantissimi, manager e imprenditori, sono andati a sentire guru “motivatori”, convinti di imparare un nuovo modo di fare azienda come si scarica un’app da iTunes, pagando poco, velocemente ed efficacemente.
Che bufala!
Tante società di formazione e tanti cosiddetti “guru”, dimostrando un’ottima conoscenza delle debolezze e dei desideri umani, attirano polli con messaggi altisonanti che promettono ricette miracolose.

Noi abbiamo scelto una strada diversa e cerchiamo di esprimere con chiarezza che non vendiamo successo né cure miracolose, ma che invece crediamo nell’impegno, nelle idee, nei valori, nella passione, nella curiosità e nelle persone.
La tag line nella nostra homepage recita:
Percorsi nuovi per organizzazioni, leader e persone che progettano e costruiscono il loro futuro.
Tre parole chiave: percorsi nuovi, leader e persone.
Due azioni: progettare e costruire.
Azioni che richiedono impegno, riflessione, passione e che implicano il fare. Non ci sono né elenchi puntati, né riferimenti ad altre aziende, né modelli da copiare, né schemi da seguire, ma tanto lavoro da fare.

Per raggiungere la luce, la genialità ha bisogno di convinzione, determinazione, grande sforzo e una fortissima implicazione. Molte volte rappresenta il culmine di una tappa della vita, non un mitragliata di luce con tassametro incorporato.
La genialità individuale esisterà sempre, perché è una componente intrinseca di determinati esseri umani. La genialità collettiva è una materia molto più delicata: per un branco di galline è sempre stato difficile covare un uovo magnifico.
(Joaquin Lorente – op.citata)

Credo nell’uomo, nella sua infinita capacità di cambiare, di creare, di innovare, di migliorare e di realizzare il suo pieno potenziale.
Quello che distingue le persone non è quello che sanno oggi, ma la capacità di imparare che dimostrano.
Se mai dovessi dare un piccolo suggerimento a chi deve assumere delle persone, insisterei sul fatto di verificare che la persona da voi scelta sappia imparare: quello che oggi conosce, diventerà presto obsoleto, la vera capacità strategica è quella che può costruire il futuro, cioè la capacità di apprendere.

Questo vale anche per l’imprenditore o il manager.

Impegni, agenda, appuntamenti … cosa c’è di più importante che curare la propria capacità di diventare migliori e di realizzare il proprio potenziale? E’ una responsabilità verso se stessi e un impegno verso tutti quelli che da lui dipendono.

Il “fare” dovrebbe seguire il pensiero, nonostante quel pensiero possa metterci a disagio perché è costellato di tanti paradossi e dilemmi. (Richard Farson)

Fare ed essere leader … appunto!

Buona settimana
Massimo

 

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