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La lepre e la tartaruga.

By 15 Marzo 2015 Marzo 29th, 2018 No Comments

La lepre e la tartaruga.foto1La verità è che, dopo una rapidissima evoluzione nella prima metà del XX secolo, il management moderno ha rallentato il suo sviluppo teorico e applicativo, e rispetto ai grandi cambiamenti tecnologici, sociali e geopolitici sembra essersi evoluto, con la stessa velocità di una vecchia tartaruga.

Dal 1990 non vi sono state grandi innovazioni nelle teorie di management e nelle pratiche di gestione aziendale. E rispetto a una crescita esponenziale nei cambiamenti della tecnologia e del business, il grafico che rappresenta l’evoluzione nelle pratiche di management è piatto. Di fatto stiamo gestendo le aziende nel 2014 come le gestivamo nel 1970. La differenza è davvero invisibile. Come è possibile pensare di continuare a fornire a problemi nuovi risposte vecchie, obsolete, appartenenti a … un secolo fa?

RE-THINK! Scoprire il bosone di Higgs per trasformare l’azienda. Massimo Torinesi e Federica Grandis

Il problema è tutto in quel gap tra la realtà esterna del business e della tecnologia e la realtà interna di molte organizzazioni, autocentrate sulle proprie procedure, i propri giochi di potere, le ambizioni di carriera di alcuni manager, le fissazioni a volte non proprio felici dell’imprenditore e decisioni assurde prese in qualche quartier generale da chi, come primo obiettivo, ha quello di giustificare la propria posizione nella struttura.

foto2“La lepre un giorno si vantava con gli altri animali: Nessuno può battermi in velocità – diceva – Sfido chiunque a correre come me. – La tartaruga, con la sua solita calma, disse: – Accetto la sfida. -Questa è buona! – esclamò la lepre; e scoppiò a ridere. -Non vantarti prima di aver vinto replicò la tartaruga. – Vuoi fare questa gara? -Così fu stabilito un percorso e dato il via. La lepre partì come un fulmine: quasi non si vedeva più, tanto era già lontana. Poi si fermò, e per mostrare il suo disprezzo verso la tartaruga si sdraiò a fare un sonnellino. La tartaruga intanto camminava con fatica, un passo dopo l’altro, e quando la lepre si svegliò, la vide vicina al traguardo. Allora si mise a correre con tutte le sue forze, ma ormai era troppo tardi per vincere la gara. La tartaruga sorridendo disse: “Non serve correre, bisogna partire in tempo.” (Wikipedia)

Molte organizzazioni sono come la proverbiale lepre: credono di essere molto veloci, molto capaci, ma sono un po’ arroganti e … perdono! Ci sono persone che sanno tutto, e purtroppo è tutto quello che sanno. La frase pungente di Oscar Wilde dovrebbe servire da monito a molte lepri, ma come molta della sapienza derivante dalla saggezza e dall’esperienza purtroppo non è recepita, anche il monito sferzante di Wilde rimane inascoltato. Quando alla fine la lepre si accorge di cosa sta succedendo tenta di recuperare con uno scatto ma è oramai troppo tardi. Così quelle aziende che una volta pensavano di essere delle lepri finiscono sullo spiedo e sono superate da quelle organizzazioni che con passo cadenzato e costante, continuamente si spingono in avanti, con un ritmo che è armonico e intenso allo stesso tempo.

Sistemi inadeguati, modelli di leadership superati, frenesia scambiata per velocità portano diritti al disastro. Al di là della risposta del mercato, ultimo giudice della bontà della proposta di un’azienda, vi sono strutture in cui demotivazione, agitazione costante, problemi di comunicazione, caos e emergenze continue, dimostrano che vi è qualcosa di non più adeguato. Una vecchia locomotiva a vapore, sbuffante fumo nero, tenta di manovrare in un percorso che non ha più binari ma che è una moderna autostrada, metafora di un sistema di management vecchio e superato e delle sue difficoltà nel guidare in un ambiente diverso da quello conosciuto.

Certo, ogni medicina è un’innovazione e chi non applicherà rimedi nuovi deve aspettarsi mali nuovi, perché il tempo è il più grande innovatore; e se il tempo modificherà, come è naturale, le cose in peggio e la saggezza ed il consiglio non le modificheranno in meglio, quale sarà la fine? (Francesco Bacone – Saggi)

Bisognerebbe riconoscere che non conosciamo le risposte, che non sappiamo esattamente cosa fare e che dovremmo, prima di tutto, avere l’umiltà e il buon senso di ammetterlo: Tutti tentavano di strappare la barba di Dio e misurarla su di sé (Nicolai Lilin). Già, non siamo Dio e non siamo né onniscienti né onnipotenti. Le risposte le dobbiamo cercare e le risposte che otterremo dipenderanno, innanzitutto, dalle domande che poniamo. È necessario quindi creare organizzazioni che possano apprendere, che sappiano porre le domande giuste e che sappiano poi gestire le risposte in modo opportuno. Organizzazioni che siano aperte al nuovo, che utilizzino le risorse di tutti i dipendenti e che agiscano e pensino in modi nuovi, diversi da quelli un po’ vecchi, insegnati oggi nei master, che si sa, guardano sempre alle trite e ritrite “best practice”, perché è più facile fare una copia che creare un originale.

Aziende che forniscono alle loro persone gli strumenti giusti, e non mi riferisco a quelli fisici, ma a quelli mentali, cioè modelli mentali di analisi e di ragionamento più adeguati ai tempi attuali. Aziende che si aprono al mondo, allo scambio, al network e che superano la chiusura tipica della setta autoreferenziale. Aziende dove via sia sperimentazione e formazione continua per generare continuamente nuove idee, proposte originali, concetti nuovi.

Sogni? Fantasie? Non direi, se andiamo a osservare le aziende più innovative scopriamo che in realtà stanno facendo proprio questo. E che le aziende di domani che opereranno in un ambiente infinitamente più complesso e più veloce, andranno in questa direzione, l’unica che possa coniugare la necessaria flessibilità, creatività, originalità e “agilità” interne con le sfide sempre più pressanti del mondo esterno.

Caro lettore, che hai la pazienza di leggere queste righe “piratesche”, pensi che, nei prossimi anni, la velocità e la complessità diminuiranno? Che pochi potranno pensare per tanti? Che la divisione del lavoro di stampo tayloristico possa ancora funzionare? Che la separazione tra chi pensa e chi esegue sia ancora una prassi da seguire? Che la teoria del “bastone e della carota” sia ancora adeguata?

Se la tua risposta a tutte queste domande è positiva, t’informo, con tatto, che il tuo modello mentale è un po’ superato, che stai vivendo in un tempo che non è più quello attuale. Sicuramente poteva funzionare agli albori della rivoluzione industriale, negli anni del boom e trenta o quaranta anni fa.

Lascia, quindi, la macchina a vapore, sappi che stiamo andando per le tecnologie ibride, che il mondo si sta muovendo alla velocità di Internet e non più con messaggi inviati a cavallo e che anche i Pony Express sono oramai lenti.

E caro lettore, se riuscirai a cogliere le incredibili opportunità di un modo di pensare nuovo, se riuscirai a trovare il coraggio di agire in modo diverso, riuscirai a fare una cosa incredibile: a coniugare la velocità della lepre con la saggezza e la profondità di pensiero della tartaruga e diventerai, allora, davvero imprendibile.

Tre pensieri per finire:

Un metodo a prova di bomba per restare creativi: costringiti a imparare qualcosa di nuovo. Harvey B. Mackay

Il segreto non sta nella soluzione, ma nel processo che ha occupato la mente. Tiziano Terzani

Senza deviazione dalla norma, il progresso non è possibile. Frank Zappa

Buona settimana

Massimo

 

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