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La pancia sul fuoco.

By 24 Marzo 2020 No Comments

Difficile, quasi impossibile, di questi tempi fare un ragionamento pacato su quello che è successo, sta succedendo e succederà.
Abbiamo la ‘pancia sul fuoco’.
Le emozioni (e purtroppo non sempre quelle positive) tendono a prevalere e a guidare il flusso dei pensieri.
Emozioni che possiamo solo attraversare cercando, fin dove riusciamo, di non farci travolgere.

Siamo tutti già vittime di un continuo ‘blah-blah’ e il rumore di questi tempi si fa assordante. 
Tutti hanno da dire su tutto, anche su argomenti di cui, per essere gentili, non sanno nulla.
Articoli, opinioni, grafici, statistiche, un’apparente velo di scientificità che maschera una realtà che stiamo imparando a conoscere e che al momento sfugge a qualunque analisi degna di tale nome.
Questo tsunami di informazioni riesce solo ad aumentare il nostro stato di ansia e di preoccupazione. 
Impresa eroica riuscire a separare la farina dalla crusca. 

Le discussioni diventano complicate perché avendo la pancia sul fuoco non ascoltiamo e non soppesiamo le ragioni dell’altra parte, ma rispondiamo d’istinto, quasi a cercare nella velocità di risposta un elemento di supporto della tesi sostenuta.
Tendiamo ad abbracciare una tesi o l’altra non perché frutto di una riflessione ma sotto la spinta della pancia. Così come siano interisti o milanisti, ci sentiamo di destra o di sinistra (posto che questi termini del secolo scorso abbiamo oggi una qualche validità), oppure critichiamo questo o quell’altro, o ci improvvisiamo esperti epidemiologi. 
Le ragioni del discorso nascoste dalla simpatia/antipatia provata verso l’altro e non da un criterio di verità o di validità delle ragioni addotte.   
Per non parlare quando la reputazione dell’interlocutore è oscurata da tutta una serie di notizie false o tendenziose, da fake-news o da post-verità.
Sembra quasi che non ci interessi più capire, ma sostenere una tesi e vincere un confronto, del resto la TV docet: oramai i ‘dibattiti’ sono eventi dove fa audience chi urla di più e non chi ragiona meglio o porta prove a sostegno della propria tesi.

Dovremmo recuperare l’arte dell’ascolto, ce lo ricordava già duemila anni fa Plutarco:
Dal momento dunque che l’ascolto comporta per i giovani un grande profitto, ma un non minore pericolo, credo sia bene riflettere continuamente con se stessi e con gli altri, su questo tema. I più invece, a quanto ci è dato di vedere, sbagliano, perchè si esercitano nell’arte di dire prima di essersi impratichiti in quella di ascoltare, e pensano che per pronunciare un discorso ci sia bisogno di studio e di esercizio, ma che dall’ascolto, invece, possa trarre profitto anche chi vi s’accosta in modo improvvisato. 
(…) Quando si travasa qualcosa, la gente inclina e ruota i vasi perché l’operazione riesca bene e non ci siano dispersioni, mentre quando ascolta non impara a offrire se stessa a chi parla e a seguire attentamente, perché non le sfugga nessuna affermazione utile. (Plutarco – L’arte di ascoltare)
A questa incapacità d’ascoltare, si aggiunge poi la mancanza di prove o di verifica delle fonti  costruendo argomenti che tendono così a propagare leggende metropolitane (fake-news o post-verità) prive di ogni fondamento.
Non menziono per ragioni di brevità i bias cognitivi, forme di distorsione della valutazione causata da pregiudizi o errori di ragionamento o dall’uso di modelli inadeguati.
Difficile riuscire a ragionare bene.

La ‘pancia sul fuoco’ fa prendere anche decisioni o scelte non razionali. Apparenti soluzioni che peggiorano il problema invece di risolverlo. E di questi giorni alcune azioni o ‘non-azioni ‘ mi sembrano proprio dettate dalla ‘pancia sul fuoco’ ma il momento è troppo caldo per discuterne con la freddezza e il distacco necessari.

Ci può essere d’aiuto la capacità di mantenere l’equilibrio cioè la capacità di evitare gli eccessi e di ponderare le decisioni soppesando implicazioni e conseguenze. Sforzandosi di imporre alla pancia una ragione che deve cercare di capire, analizzare, riflettere, evitando nel contempo però la ‘paralisi da analisi’ mortale in situazioni di emergenza.
Equilibrio nelle azioni che può esserci solamente se c’è un equilibrio che prima di tutto è personale, interno.

Credo che la capacità di essere equilibrati sia una delle cose più difficili da riuscire a raggiungere poiché richiede una ‘virtù’ cui bisognerebbe tendere pur consapevoli che non la raggiungeremo mai pienamente: la saggezza.
La saggezza, per i filosofi dell’Antichità, è un sapere sia teorico (sophia, in greco che significa anche “sapienza”) che pratico (phronesis). Non esiste un aspetto senza l’altro. Come dice il mio amico Andrè Compte-Sponville, che ha trattato mirabilmente questo tema: “Il saggio pensa la sua vita e vive il suo pensiero”. Di conseguenza l’importante è cercare sempre di concretizzare le proprie idee e convinzioni in azioni.
(Frederic Lenoir – La saggezza spiegata a chi la cerca)

Il saggio è equilibrato e bilancia emozione e ragione:
Il lavoro della ragione non consiste nel tagliar via e nel distruggere ciò che la passione ha di utile assieme a ciò che ha di dannoso, ma nel potare ciò che è selvatico e nell’estirpare ciò che eccede la misura, per poi coltivare e curare tutt’attorno ciò che è utile. 
(Plutarco)

E’ tutto collegato, e se la saggezza riguardasse solo l’intelligenza sarebbe molto povera e tristemente razionale; la sua ricerca invece coinvolge anche il cuore, gli affetti e la materia. Per questo motivo la definirei, prima di tutto, come un’arte di vivere, un’arte di respirare, mangiare, pensare, sentire, provare, guardare, ascoltare, gustare, toccare, amare.
(Frederic Lenoir – opera citata)

Abbiamo bisogno, soprattutto oggi, di saggezza e di equilibrio. Togliamo la pancia dal fuoco.
Ci serve saggezza perchè, dopo, quando il ‘maledetto Covid 19’ sarà sconfitto, ne avremo un gran bisogno per cambiare quello che andrà cambiato, sistemi, modelli di crescita e di sviluppo, logiche economiche spietate e distruttrici e dovremo ritornare a portare al centro la persona e la costruzione di un mondo che sia prima di tutto più umano.

Il Covid 19 è un virus che colpisce l’essere umano in una parte vitale: l’apparato respiratorio così indispensabile per vivere, ma ci ha colpito altrettanto duramente in altri modi. Il maledetto ha portato con se muri, chiusure, allontanamento, blocchi, egoismi nazionali e internazionali, la visione ristretta di cosiddetti ‘leader’ che hanno poi dovuto cambiare direzione di fronte alla dolorosa evidenza prima negata e poi accettata, la fragilità di sistemi economici, l’incapacità di gestire situazioni di portata globale, ecc. ecc.
In tutta questa terribile situazione ci sono i semi per una rinascita se ne sapremo trarre le giuste lezioni e se finalmente faremo prevalere non la pancia ma la saggezza. 

Kurt Vonnegut diceva che “la disperazione è la madre dell’originalità” e oggi più che mai abbiamo bisogno di “originalità”, nuovi schemi mentali, nuovi modelli, di un nuovo paradigma economico.

Pensiamoci…

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Massimo

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