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LIMITI

By 15 Settembre 2014 Marzo 29th, 2018 No Comments

LimitiJohn Keating

Rifletto spesso sui limiti delle nostre capacità di percezione. Come manager, in particolare, dovremmo domandarci sempre: quanto siamo in grado di vedere? E quanto la nostra visione potrebbe essere offuscata? C’è forse qualche Cassandra che non stiamo ascoltando? (Ed Catmull – Verso la creatività e oltre)

Naturalmente la riflessione di Ed Catmul non si riferisce solo ai manager ma vale in egual misura per gli imprenditori. E’ una riflessione sul processo di cambiamento.

Già Schopenhauer sosteneva che: Ogni uomo prende i limiti del proprio campo visivo per i limiti del mondo. Quello che non percepiamo non fa parte del nostro mondo e questa è una delle ragioni per le quali le aziende a un certo punto non riescono più a evolvere e spariscono. Chi ha il compito di guidarle fallisce nell’apportare i necessari cambiamenti, convinto che l’esistente sia adeguato e ben funzionante:

Quando impariamo a conoscere un sistema, in genere diventiamo ciechi ai suoi difetti oppure, se li notiamo, li consideriamo troppo complessi o radicati per pensare di cambiarli. (Ed Catmul)

Come possiamo superare i nostri limiti percettivi? Perché il cambiamento è difficile? Tutti coloro i quali hanno cercato di introdurre dei cambiamenti si sono scontrati con la resistenza al cambiamento che è inevitabile in tutti i processi che coinvolgono gli essere umani.
Se resistiamo al cambiamento, siamo anche resistenti alla scoperta, all’invenzione, alla creatività e al progresso. Resistere al cambiamento è impostare la mente contro le migliori idee dimostrando che non possono funzionare.

C’è tutta una mitologia del cambiamento che rende tutto molto complicato, credo invece che il problema sia di dismettere quegli atteggiamenti non funzionali e di cercarne di nuovi più efficaci/efficienti. Naturalmente questo vale anche per i processi e i sistemi aziendali: nati in un certo momento storico magari per affrontare un certo problema, diventano poi parte della vita aziendale, anche se le condizioni che li hanno generati sono ormai scomparse. Dobbiamo avere il coraggio di dismetterli e cercarne di nuovi.

Come fare?

Un modo semplice per introdurre il cambiamento ci viene proposto dal professor John Keating, interpretato dal compianto Robin Williams in L’attimo fuggente, quando con sorpresa dei suoi studenti sale sulla cattedra:

Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a vedere voi stessi! Coraggio! E’ proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva.(John Keating)

Osservare le cose da angolazioni diverse: è un cambio di prospettiva che è un cambio di percezione; a volte la resistenza al cambiamento nasce dal fatto che il problema che dovrebbe rendere necessario il cambiamento è fuori dal campo percettivo della persona, la quale non vedendolo non vede neanche la necessità di cambiare. L’azione di salire sulla cattedra, modifica il campo percettivo allargandolo. C’è un’azione intenzionale, è un fare qualcosa, anche se in apparenza non esplicitato o non conosciuto, sarà solo dopo che l’azione è stata fatta (salire sulla cattedra) che quello che prima non si vedeva, diventa evidente.

Non sempre possiamo avere prima tutte le risposte, a volte le dobbiamo costruire/cercare con un processo di ricerca attiva, appunto facendo, modificando. E’ per questo, che nel processo di design si utilizzano i prototipi, è il principio di costruire per conoscere (built to learn).

williams2Nel disegno che illustra il processo di cambiamento di John Keating ho indicato tre fasi: fase 1: la decisione di FARE qualcosa (in questo caso salire sulla cattedra); fase 2 – da sopra la cattedra: cambia la prospettiva (modifica del campo percettivo); fase 3: il processo viene allargato ad altri.

L’azione implica una scelta, una decisione che a volte richiede molto più coraggio che salire su una cattedra:

Molti uomini hanno vita di quieta disperazione: non vi rassegnate a questo, ribellatevi, non affogatevi nella pigrizia mentale, guardatevi intorno. Osate cambiare, cercate nuove strade. (John Keating)

Chi ha la responsabilità di un’azienda o di un gruppo di persone ha il dovere di “guardarsi intorno”, di “osare” e di “cercare nuove strade”. E ha anche il dovere di creare le condizioni affinché le sue persone possano fare lo stesso.

La paura è un altro ostacolo al cambiamento. Ognuno di noi ha sviluppato nel tempo un modo di pensare e di agire che sono diventati un’abitudine che, come un bel paio di scarpe, è confortevole. L’idea di uscire dalla nostra zona di confort ci spaventa, affrontare l’ignoto ci turba. Come diceva Freud: soffrire è meglio che agire. Forse per questo siamo tanto inclini al lamento ma poco al cambiamento dello status quo.

Il fatto di esserne consapevoli è il primo vero passo che rende possibile il cambiamento.

La più grande scoperta della mia generazione è che gli essere umani possono cambiare le loro vite cambiando le loro abitudini mentali. (…) Se cambiate il vostro modo di pensare, potete cambiare la vostra vita. (William James)

Una domanda finale per voi, oggi o domani, cosa cambierete?
Buona settimana.
Massimo

 

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