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Montagne russe e aziende, emotivita’ ed equilibrio.

By 10 Novembre 2014 Marzo 29th, 2018 2 Comments

Montagne russe e aziende, emotività ed equilibrio.montagneMolte persone in azienda vivono situazioni simili all’esperienza che si prova andando sulle montagne russe. Un po’ di eccitazione (forse) ma anche paura e preoccupazione. Le decisioni che vengono prese, hanno infatti la stessa congruenza delle montagne russe: alti e bassi estremi, senza vie di mezzo.

Qualcuno da qualche parte, lancia una nuova iniziativa che immediatamente cade come una bomba a cascata su tutta l’organizzazione. E’ così per il taglio dei costi, che viene molte volte attuato in modo indiscriminato e spalmato con un criterio scientifico paragonabile a quello della lettura dei tarocchi: una sorta di sortilegio che qualcuno lancia perché non ci sono quasi mai vere spiegazioni razionali. Progetti che potrebbero portare risultati interessanti vengono così bloccati in virtù di qualche decisione non meglio chiarita. Ah, naturalmente devi comunque sentirti entusiasta e motivato, guai a sollevare qualche obiezione o mostrare qualche dubbio.

Lo stesso vale per decisioni legate alle riorganizzazioni. Come gli editti del re calano sui sudditi nuove regole d’ingaggio che anziché far andare meglio le cose le complicano oltre misura, aggiungendo tutta una serie di nuovi riporti e report, nuove procedure, che cadano come macigni sulla testa di chi deve portare avanti quotidianamente il business.

Anche la strategia, o meglio la sua assenza, ha le sue manifestazione “pazzerelle”, nuovi indirizzi vengono definiti e starà poi agli operativi il compito di applicarli e attuarli cercando di barcamenarsi tra le richieste dei clienti e le imposizioni centrali.

Per essere intellettualmente corretti, dobbiamo anche citare intelligenti “politiche del personale” studiate nel buio di qualche ufficio nascosto, dove i custodi dei sacri ordini cercano di realizzare le missioni ricevute dall’alto. Come nel “Il nome della Rosa”, antichi monaci applicano precetti vecchi di secoli a un mondo fatto di persone che usano iPod, iPhone e iPad. Chi ha visto il film, o letto il libro, può immaginare a cosa mi riferisco. Siamo ancora ai corsi sull’uso di excel o power point e al mitico corso d’inglese da usufruire per un’ora alla settimana… Con buona pace di chi parla di apprendimento continuo, di nuove competenze, etc. Se particolarmente evoluti, si adopereranno i “fondi della formazione” per qualche corso, così tanto per fare un po’ di movimento.

Ai malesseri di tipo organizzativo, dobbiamo anche aggiungere i malesseri di tipo psico-fisico causati da quei leader che in preda a vere e proprie tempeste emotive gestiscono le persone in azienda come venivano gestiti i rematori schiavi nelle galere antiche. Senza nessun controllo della propria emotività questi leader agiscono in modo totalmente illogico passando dall’euforia al più nero pessimismo cosmico, destabilizzando totalmente i collaboratori che non vedono più una relazione tra “l’ira funesta del pelide Achille (il leader)” e il comportamento o l’attività che da lui vengono stigmatizzati. Se Achille, ops…, il leader è di buon umore, l’errore passa senza troppi danni, se invece è di umore pessimo anche una semplice svista provoca un uragano di urla, parolacce e gesti inconsulti.

Insomma la vita nelle aziende di questo tipo assomiglia a un giro sulle montagne russe: tanta emotività (e non sempre positiva), grande fervore per ritrovarsi invariabilmente allo stesso punto di partenza.

Mi sembra un po’ folle. No?

Dovremmo invece riportare al centro della scena due concetti molto più umani: l’equilibrio e l’armonia.

Un buon leader dovrebbe prima di tutto essere equilibrato e gestire le proprie persone con saggezza, con la cura che meritano, un po’ come il genitore fa con i figli o l’allenatore fa con i propri giocatori. Dovrebbe possedere una rastrelliera – virtuale e mentale – con diversi cappelli da indossare al momento giusto: quello di manager, quello di psicologo, quello di esperto, quello di genitore, e così via, in funzione dell’interlocutore e della situazione.
Dovrebbe anche saper esercitare un controllo sul proprio stato emotivo, che non vuol dire non arrabbiarsi quando è necessario, ma non eccedere o superare dei limiti che mai andrebbero infranti. Dovrebbe guidare con l’esempio e non con l’arco e le frecce – il bastone e la carota.

Un buon leader dovrebbe creare un ambiente, dove vi sia armonia: unione, proporzione e accordo. Un ambiente libero dalla paura e dove le persone possano esprimere le proprie opinioni e idee liberamente, riconoscendogli il diritto di dover decidere e non subendo invece imposizioni dittatoriali.

Equilibrio e armonia sono fondamentali per ottenere prestazioni d’eccellenza e lo sport ne è un esempio evidente. L’impegno, lo sforzo intenso può venire solo da persone che sono concentrate in quello che fanno, nello svolgimento del proprio compito e non distolte da atteggiamenti di difesa e protezione per le tempeste emotive del proprio capo o per resistere a richieste incomprensibili e immotivate decise da qualcuno in qualche parte del mondo.

Molte delle competenze legate al controllo delle emozioni sono incluse nel concetto di “intelligenza emotiva” (capacità di riconoscere i nostri sentimenti e quelli degli altri, di motivare noi stessi, e di gestire positivamente le emozioni, tanto interiormente, quanto nelle nostre relazioni. Daniel Goleman) e rappresentano una competenza chiave (che si può acquisire e migliorare), che dovrebbe avere chi ha la responsabilità della guida di altre persone.

Le montagne russe vanno bene per provare forti emozioni, un misto di paura e di eccitazione, ma non vanno bene come strumento di gestione aziendale. Ricordiamoci anche che saliamo e scendiamo nello stesso punto; il giro sulle montagne russe non può essere il modo con cui gestire un’organizzazione, vanno bene forse solo come elemento di svago e di divertimento. Ma non ci possono servire quando invece cerchiamo costanza nei processi e nei risultati e crescita delle nostre persone che invece richiedono equilibrio, armonia e tanta, tanta pazienza perché le persone hanno delle velocità e dei tempi di reazione che vanno rispettati, come sa un buon allenatore quando deve sviluppare la performance della sua squadra.

Ti ha sempre stupito che la nostra epoca celebri invece la follia, in particolare con la sua voce commerciale, la pubblicità: “Folleggiate!”, “Regalatevi una piccola follia!” La follia è facile! Nessun bisogno di imparare, nessun bisogno di costringersi. Almeno nel tuo caso. Mentre la saggezza…
La tua follia ti è sempre sembrata spontanea, mentre i tuoi rari momenti di saggezza hanno sempre richiesto degli sforzi; in classe facevi il bravo sia per paura della maestra sia per farle piacere; e perché in fondo ti sentivi bene quando ti comportavi saggiamente. Ti sembra che ci sia più felicità nella saggezza che nella follia. I momenti di follia procurano eccitazione, danno sollievo, fanno godere. Poi fanno soffrire. La saggezza ti sembra rappresentare una base migliore, un punto d’appoggio migliore per la tua vita.
La saggezza ti piace molto, la follia un po’: ecco, è così, sogni di essere un saggio che ogni tanto si lascia andare. Hai letto da qualche parte questa massima di La Rochefoucauld: “Chi vive senza follia non è così saggio come crede di essere.” E’ vero. Ma ti piacerebbe anche aggiungere: “E chi vive senza saggezza non assaporerà bene la propria follia”. (Christophe Andrè)

Siate quindi saggiamente folli e follemente saggi!
E sulle montagne russe andateci solo nel week end.

Buona settimana.
Massimo

 

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