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Prepariamoci e immunizziamoci…

By 14 Aprile 2020 No Comments

All’apertura del nuovo anno nessuno si sarebbe immaginato cosa poi sarebbe successo.
Tutto così rapidamente.

Mi aiuto con un’eccellente sintesi di Wired del 21 marzo 2020 – La storia del coronavirus: tutte le tappe della Covid-19 dalla comparsa in Cina a oggi (wired.it) che ho integrato:

31 dicembre 2019: “polmoniti anomale”
Già a novembre – e forse anche a ottobre, secondo le ipotesi di uno studio italiano – il nuovo coronavirus Sars-CoV-2 aveva iniziato a circolare, in Cina, in particolare a Wuhan, la città più popolata della parte orientale, perno per il commercio e gli scambi.

Fra il 9 e il 12 gennaio: l’annuncio del coronavirus
Il 9 gennaio le autorità cinesi avevano dichiarato ai media locali che il patogeno responsabile è un nuovo ceppo di coronavirus, della stessa famiglia dei coronavirus responsabili Sars e della Mers ma anche di banali raffreddori, ma diverso da tutti questi – nuovo, appunto. 
L’Oms divulgava la notizia il 10 gennaio, fornendo tutte le istruzioni del caso (evitare contatto con persone con sintomi) e dichiarando – all’epoca giustamente – che non era raccomandata alcuna restrizione ai viaggi per e dalla Cina.

21 gennaio: il virus si trasmette fra esseri umani
Il 21 gennaio le autorità sanitarie locali e l’Organizzazione mondiale della sanità annunciavano che il nuovo coronavirus, passato probabilmente dall’animale all’essere umano (un salto di specie, in gergo tecnico), si trasmette anche da uomo a uomo.

29 gennaio due turisti cinesi di Wuhan contagiati, ricoverati allo Spallanzani

30 gennaio: l’Oms dichiara lo stato di emergenza globale

31 gennaio – Consiglio dei Ministri  dichiarazione dello stato di emergenza
è dichiarato, per 6 mesi dalla data del presente provvedimento lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili (Gazzetta Ufficiale n°26 del 1 febbraio 2020)

Febbraio: dare un nome alle cose
L’11 febbraio è arrivato il nome della nuova malattia causata dal coronavirus. Il nome, scelto dall’Oms, è Covid-19: Co e vi per indicare la famiglia dei coronavirus, d per indicare la malattia (disease in inglese) e infine 19 per sottolineare che sia stata scoperta nel 2019.

21 febbraio: primi casi in Italia
In questa data sono emersi diversi casi di coronavirus nel lodigiano, in Lombardia: si tratta di persone non provenienti dalla Cina, un nuovo focolaio di cui non si conosce ancora l’estensione. Alcuni dei paesi colpiti (Codogno, Castiglione d’Adda e Casalpusterlengo ed altri) sono stati di fatto chiusi, un po’ come avviene ora per l’Italia “zona protetta”.

4, 8 e 9 marzo: le tre date chiave dei provvedimenti in Italia
Il contagio si è diffuso nel nostro paese, soprattutto nel nord, ma inizia anche in altre regioni. Per questo, mercoledì 4 marzo il governo ha dato il via libera alla chiusura di scuole e università in tutta Italia fino al 15 marzo.
(…) Domenica 8 marzo arriva il decreto che prevede l’isolamento della Lombardia, in assoluto la più colpita, e di altre 14 province, che diventano “zona rossa”. Anche anche se la bozza ancora non ufficiale del decreto era stata pubblicata da alcune testate già nella serata del 7.
E infine si arriva all’ultima data (per ora) importante per l’Italia: quella di lunedì 9 marzo. In questa giornata, intorno alle 22, Conte annuncia in televisione di aver esteso a tutto il paese le misure già prese per la Lombardia e per le altre 14 province, tanto che tutta l’Italia diventerà “zona protetta”. 

11 marzo: l’Oms dichiara la pandemia

10 aprile – le misure del lockdown vengono prorogate fino al 3 maggio.

In poco meno di tre mesi il nostro mondo è cambiato.
Non credo molto alle previsioni che per definizione sono errate, tanto varrebbe affidarsi all’astrologia o a Nostradamus, ma certamente alcune direttrici iniziano ad emergere. 
Troppo presto per trarne conclusioni significative ma abbastanza per cercare di prepararsi.

Cosa sappiamo di certo?

Non conosciamo l’estensione del contagio e quando e se inizierà a scendere in modo significativo tale da consentire un ritorno alla normalità. Non esiste nemmeno uno standard concordato sui numeri che ci vengono mostrati sia a livello italiano (tra regioni), sia a livello internazionale. Rimando a un bell’articolo di Francesco Costa sull’argomento: I dati ufficiali non avevano senso prima e non hanno senso adesso (12 aprile 2020), la cui sintesi è nelle ultime righe dello stesso articolo:Siamo ciechi. E sono passati quaranta giorni.”

Arriverà un vaccino o una cura ma i tempi sono ancora incerti e pare piuttosto lunghi (12-18 mesi?). Se saranno particolarmente veloci e bravi speriamo per la seconda parte dell’anno.

Il ‘lockdown’ dovrà essere mitigato in qualche modo altrimenti il sistema economico e sociale collasserà. E’ ragionevole aspettarsi test veloci di rilevazione della positività, misure di contenimento differenziate magari per fasce di età e ripresa scaglionata e regolamentata delle attività.

E’ presumibile che si trovi un accordo sui finanziamenti a livello europeo altrimenti l’Unione Europea rischierà di implodere.
Non c’è alcuna ragione di aspettarsi soluzioni nuove o originali dalla politica, sia italiana che internazionale, come dimostrato dall’incapacità prima di comprensione e poi di gestione di un’emergenza straordinaria (‘shock simmetrico’ come è stato definito) da parte di quasi tutti i leader europei e non. 
Arriveranno misure di sostegno all’economia (speriamo), regole di ‘distanziamento sociale’ e meccanismi di controllo (inevitabili e spero limitati alla prima fase del post epidemia) ma nulla più. 
Ci sono delle differenze nella gestione delle emergenze che andrebbero analizzate e studiate con rigore scientifico e non ideologico: Germania, Grecia, Nuova Zelanda, Finlandia.

Cosa possiamo fare?
Queste direttrici hanno diverse possibili conseguenza in ambito sociale, politico, economico, e organizzativo (aziendale). 
Lasciando l’analisi macroeconomica agli esperti e riservandomi qualche riflessione successiva sull’aspetto politico e sociale, ne traggo qualche conseguenza operativa per le aziende.

La prima priorità è di poter riaprire l’attività. Relativamente più facile per il settore manifatturiero, più complesso per il settore dei servizi che avrà maggiori vincoli e restrizioni.
Dovremo prepararci a convivere per diversi mesi con il problema. Non mi piace ma sarebbe irrealistico pensare diversamente.
Dovremo, almeno fino a un auspicato ritorno alla normalità, imparare a ‘fare business’ con modalità diverse e più originali. 
Le attività nell’ambito vendite/marketing e della comunicazione d’impresa andranno ripensate, modificate e adeguate alla situazione di restrizione. La prima priorità è e sarà tenere i clienti e il business

Molti processi interni andranno velocemente ripensati e cambiati per consentire una gestione più veloce e ‘digitale’, insomma più moderna e innovativa. Lo sostenevo da molto prima del corona virus e oggi sono convinto che, ripensare i processi, sia diventato strategico.
Sullo ‘smart working’ o lavoro ‘agile’ diventato il nuovo mantra, scriverò successivamente perché l’argomento non può essere liquidato in poche righe. 
Auspico che non si ripeta il teatrino di ‘Industry 4.0’ che in realtà non ha cambiato praticamente nulla. Ricordo a chi legge, che si parlava di recessione ben prima dello scoppio dell’epidemia eche il PIL dell’Italia era a crescita praticamente zero e questo nonostante che per due anni ci abbiano devastato con l’importanza di investire nelle tecnologie digitali…

Le ‘supply chain’, la struttura di alcuni settori, dovrà essere modificata perché non sostenibile e incapace di sopportare shock come quello che stiamo vivendo.

Infine spero che si avvi anche un ripensamento di molti modelli organizzativi e dei sottostanti meccanismi di management e di governance che se già obsoleti e inadeguati prima del Covid 19, oggi rischiano di essere mortali per le aziende e per le persone.

Insomma ci sarà parecchio su cui lavorare. 
La storia recente ci ha dimostrato che se non siamo preparati, se non creiamo sistemi che riescono a evolvere anche in situazioni di complessità e incertezza non riusciremo a sopravvivere alla prossima crisi, perché ce ne sarà sempre un’altra dietro l’angolo, il VUCA world funziona così.
E’ meglio prepararsi, dotarsi di pazienza, essere determinati, pensare in modo originale e trovare il coraggio di fare quello che è necessario. 
E’ l’unico modo per ‘immunizzarsi’ al peggiore di tutti i virus: la difesa dello status quo.

Design a better world
Buona settimana
Massimo

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