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C’e’ vita anche fuori da internet lo sai?

By 28 Febbraio 2016 Marzo 29th, 2018 No Comments

C’è vita anche fuori da internet lo sai?

Internet - Umberto Eco

Internet – Umberto Eco

 

Dedicato a Umberto Eco.

Internet è il posto dove qualunque mona scrive per l’universo.
(Marco Paolini)
 
Un anno fa ho scritto un post sull’uso delle mail e sulla comunicazione difettosa: Un manager con il cellulare entrò in una cabina telefonica e pianse di nostalgia (post del 22 febbraio 2015). Ritorno sul tema, volentieri, con qualche nuovo commento, con l’invito ai gentili lettori, di riguardarsi il post citato, che mi sembra più che mai attuale, soprattutto in certe organizzazioni.
Spero, peraltro di non rientrare nella categoria – così ben identificata – da Paolini.

Una cosa curiosa successa all’epoca della creazione del sito ufficiale di Heiko Xplore, è stata quella di veder comparire nel sito di un’altra società di consulenza, a pochi giorni di distanza, la stessa frase pubblicata da noi sul nostro sito.
Ho resistito alla tentazione di telefonare per chiedere, fingendomi un potenziale cliente, lumi in merito e sentire che cosa si sarebbero potuti inventare su un argomento a loro ignoto.
Ma tant’è. E’ la rete!
Chi utilizza materiale d’altri dovrebbe, almeno, citarne la fonte.
La nostra soddisfazione è di essere stati copiati.
Grazie! Fortunatamente ci capita spesso!

Sono sempre impressionato dagli articoli, appaiono regolarmente sui “social”, espressi in un numero variabile di punti, sui temi più disparati, che promettono miracoli nel caso il lettore li voglia seguire. Per non menzionare le tante perle di saggezza che girano in rete e che a volte mi illudono di vivere in un mondo pieno di persone sagge e illuminate, salvo poi riscontrare come la realtà sia purtroppo diversa.
Se solo una piccola parte dei consigli, ad esempio, sulla leadership e il management fossero seguiti, non avremmo lo sfracello che si vede in molte organizzazioni o la demotivazione che si respira in certe aziende.
Cari manager, dovreste sapere che una delle caratteristiche principali di un leader è l’integrità, cioè fare quello che si dice!

Un’altra cosa interessante di Internet è la facilità con cui si tratta di argomenti anche complessi. E’ quella che Pietro Trabucchi nel suo libro, citato nel post di settimana scorsa, chiama “delirio della conoscenza illimitata”:
Nell’epoca pre-Internet il sapere si basava sulle competenze. Si parlava di un argomento se si aveva cognizione di causa, se si era compiuto un percorso fatto di fatica, informazione, studio e confronto sul tema. Chi non aveva compiuto quel processo, sapendo ancora riconoscere i propri limiti taceva. Oggi non è più cosi. Riconoscere la differenza tra “sapere reale” e illusione-virtuale-di sapere è diventato molto difficile. Google e i suoi fratelli dischiudono con un click l’illusione di accedere senza alcun sforzo, senza impegno e senza sudore a un universo di conoscenza sconfinato. La distinzione tra vero e falso, tra reale e inventato di sana pianta non passa più attraverso un rapporto personale faticoso con la conoscenza.
(…) L’idea che Internet democratizzi il sapere e lo renda disponibile a tutti è in realtà fuorviante. Quello che avviene è esattamente il contrario. Internet non livella le differenze culturali, ma le accentua. Solo chi è già istruito, riesce a farne un uso critico ed efficace, riuscendo a distinguere nell’ammasso informe di notizie e dati le cose sensate dalla semplice paccotiglia.
(Pietro Trabucchi – Tecniche di resistenza interiore)

A tale proposito voglio anche citare un bel post scritto dal compianto Umberto Eco che mi è stato segnalato da un amico. E’ con piacere che ne cito un estratto:
Ammettendo che su sette miliardi di abitanti del pianeta ci sia una dose inevitabile di imbecilli, moltissimi di costoro una volta comunicavano le loro farneticazioni agli intimi o agli amici del bar – e così le loro opinioni rimanevano limitate a una cerchia ristretta. Ora una consistente quantità di queste persone ha la possibilità di esprimere le proprie opinioni sui social networks. Pertanto queste opinioni raggiungono udienze altissime, e si confondono con tante altre espresse da persone ragionevoli.
Si noti che nella mia nozione di imbecille non c’erano connotazioni razzistiche. Nessuno è imbecille di professione (tranne eccezioni) ma una persona che è un ottimo droghiere, un ottimo chirurgo, un ottimo impiegato di banca può, su argomenti su cui non è competente, o su cui non ha ragionato abbastanza, dire delle stupidaggini. Anche perché le reazioni sul web sono fatte a caldo, senza che si abbia avuto il tempo di riflettere.
È giusto che la rete permetta di esprimersi anche a chi non dice cose sensate, però l’eccesso di sciocchezze intasa le linee. E alcune scomposte reazioni che ho poi visto in rete confermano la mia ragionevolissima tesi.
(Umberto Eco – Un appello alla stampa responsabile – dal sito de L’Espresso del 26/6/15)
Rimando il lettore alla lettura dello scritto di Eco per la lettura completa del suo commento non banale.

In ultimo, un’altra considerazione.
I nostri post sono molto letti, almeno a giudicare dal numero di visualizzazioni.
La cosa che mi colpisce è che il numero di condivisioni è molto basso. Perché?
O chi li legge, non trova interessante reindirizzarli ad altri, cosa che è possibile, oppure li legge e ne fruisce a livello personale e individuale. Anche questa potrebbe essere una spiegazione.
L’obiettivo di questa mia piccola fatica è proprio quello di suscitare riflessioni, prima di tutto personali, senza aver la pretesa di insegnare qualcosa a qualcuno.
A ogni buon conto, caro amico lettore, che leggi queste righe, sappi che se decidessi di condividerle farebbe piacere a me e, spero, anche ad altri!
Battute a parte, se tu che leggi condividessi il post, mi aiuteresti ad allargare la cerchia di lettori e insieme potremmo, sempre nel nostro piccolo e con umiltà, far riflettere qualcun altro. E chissà mai che qualcosa non si metta in moto in qualche piccolo angolo.
Se invece non ti ritrovi in quello che scrivo, potresti farmelo sapere. La diversità di opinioni è arricchente e migliora comprensione e conoscenza.
In ogni caso, se sei arrivato fin qui, grazie di cuore!

Internet è uno strumento potente, veloce e che può dischiudere grandi opportunità.
Ma, come tutti gli strumenti, non è né buono né cattivo.
La differenza sta nell’uso che ne facciamo.
In questi tempi di sovraccarico d’informazioni è fondamentale sviluppare la capacità di districarsi tra una mole d’informazioni e dati, cercando di capirne, prima di tutto, il significato. Avere, cioè, la capacità di interpretarli e attribuirgli un senso.
Tanti dati e tante informazioni non si traducono in un aumento di conoscenza se non c’è una capacità prima di analisi e poi di sintesi.
Ho scritto più volte sulla capacità di ben pensare (mind fitness) e credo che, nel mondo che ci aspetta, sarà quella competenza che farà la differenza.
Non sarà il più forte, o il meglio fornito di risorse a vincere, ma il più intelligente.
E se il più intelligente riuscirà ad abbinare alla conoscenza e alla capacità di creare un senso, nel mucchio di dati e informazioni a volte soverchiante, la capacità di fare e di pensare creativamente, egli avrà incredibili opportunità di successo.
Quando parlo di creatività, mi riferisco al concetto di pensiero divergente che ha quattro caratteristiche: fluidità (la capacità di proporre rapidamente molte idee o soluzioni), flessibilità (la capacità di affrontare un problema in maniera diversa), originalità (la capacità di proporre idee nuove e inattese) ed elaborazione (la capacità di organizzare, dettagliare, portare a compimento un’idea).
(Annamaria Testa – La trama lucente)

Siamo partiti da Internet per arrivare ancora una volta all’intelligenza e quindi alle straordinarie caratteristiche che ci contraddistinguono come esseri umani.
Caratteristiche che, non mi stancherò mai di ripeterlo, vanno coltivate, stimolate e allenate.
Ogni nuova acquisizione di sapere ci aiuta infatti a vedere in modo chiaro in qualcosa che è confuso, a soddisfare la curiosità, ad arricchire la nostra personalità.
(Edoardo Boncinelli – Noi siamo cultura)

Un’applicazione interessante dell’intelligenza chiamata pensiero critico è la capacità di identificare le sciocchezze:
In quindici anni il costume cambia e Rizzoli può permettersi oggi di pubblicare “Stronzate” di Harry G. Frankfurt (sei euro e si legge in un’ora).
Frankfurt è professore emerito di filosofia mi pare a Princeton e l’italiano ‘stronzate’ traduce, in quanto a funzionalità, il titolo inglese di ‘Bullshit’ che significa letteralmente “merda di toro”, ma viene usato nelle stesse situazioni in cui in italiano si userebbe stronzata o stronzate.
(…) Ed è sulla stronzata eminentemente semiotica che si sofferma Frankfurt, partendo da una definizione che un altro filosofo, Max Black, aveva dato di “sciocchezza” (nel senso di stupidaggine o fesseria) come “falsa rappresentazione ingannevole, pur senza giungere alla menzogna, soprattutto per mezzo di parole o atti pretenziosi, dei propri pensieri, sentimenti o atteggiamenti.”
(…) Chi mente sa che ciò che dice non è vero, e lo dice per ingannare. Chi dice il falso senza sapere che è una falsità, poveretto, non mente, semplicemente si sbaglia, o è matto. Suppongo che se qualcuno, credendoci, dicesse che il Sole gira intorno alla Terra, noi diremmo che ha detto una sciocchezza, e persino una stronzata. Ma nella definizione di Black sta il fatto che chi dice una sciocchezza lo fa per fornire una falsa interpretazione non solo della realtà esterna ma anche dei propri pensieri, sentimenti e atteggiamenti.
(…) Quello che caratterizza la stronzata rispetto alla sciocchezza è che essa è un’affermazione certamente errata, pronunciata per far credere qualcosa di noi, ma chi parla non si preoccupa affatto di sapere se dice il vero o il falso.
(…) Il fine della stronzata non è neppure quello di ingannare su degli stati di cose, è quello di fare colpo sugli uditori dalle scarse capacità di distinguere il vero dal falso – o anch’essi disinteressati a queste sfumature. Credo che chi pronuncia stronzate confidi anche nella debole memoria del suo uditorio, il che gli consente anche di dire stronzate a catena che si contraddicono tra loro: “il produttore di stronzate … cerca sempre, in un modo o nell’altro, di passarla liscia.”
(Umberto Eco – Pape Satàn Aleppe)

Siamo pieni di portatori sani e anche conclamati di stronzate.
Occhio, allora, alle “sciocchezze” e, mi raccomando… condividete!

Buona settimana
Massimo

 

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