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Yabba-Dabba-Doo! Da Bedrock a Industry 4.0…

By 19 Novembre 2017 Maggio 2nd, 2018 2 Comments

Yabba-Dabba-Doo! Da Bedrock a Industry 4.0Blog 3917

L’immaginazione è una qualità che è stata concessa all’uomo per compensarlo di ciò che egli non è, mentre il senso dell’umorismo gli è stato dato per consolarlo di quel ch’Egli è.
Oscar Wilde

Per sopravvivere in un mondo che tra tante cose belle contiene anche tante fake-news, fake-ideas e post-verità (per una definizione dei termini si veda il post La difficile navigazione della Terra di Mezzo e i due mondi. 12/11/17), non guasta sorridere.
L’umorismo consente una prospettiva interessante da cui osservare quello che succede.
E per dirla con parole attribuite a Charlie Chaplin, attraverso l’umorismo noi vediamo in ciò che sembra razionale, l’irrazionale; in ciò che sembra importante, il non importante.
E cosa c’è di meglio che un poco di umorismo per esorcizzare le tante assurdità che ci circondano?
In fondo sorridere ha un aspetto curativo, anche se non piace a persone che si prendono un po’ troppo sul serio.

Il titolo del post di oggi è impegnativo: cos’è quella strana parola Yabba-Dabba-Doo? E cosa centra Bedrock con Industry 4.0?

Bene, il tutto ha a che fare con gli Antenati

Immaginate la musica di sottofondo e una voce che canta:
Flintstones, ecco i Flintstones, gli antenati con radio e TV.
Dentro le caverne hanno luce e frigo come vuoi tu.
Vieni sulla loro cabriolet che non va a benzina, ma va a piè!
Quando sei coi Flintstones ti diverti con lo Yaba, e poi col Daba, col Yaba Daba Dù!
(sigla italiana de I Flintstones)

Il primo elemento è che lo “Yabba-Dabba-Doo” non è né un’app né un software, ma è il grido di battaglia di Fred Flintstone.
E chi sono gli Antenati?
Eccone una breve descrizione:

Gli antenati (The Flintstones, noto in Italia come I Flintstones) è una serie televisiva a cartoni animati prodotta dalla Hanna-Barbera creata nel 1959 da William Hanna e Joseph Barbera con il contributo di Dan Gordon, esordita il 30 settembre 1960 sulla rete ABC. Il cartone animato è un’allegoria della società americana degli anni sessanta ambientata nella immaginaria città di Bedrock, nell’età della pietra, con automobili a propulsione umana, enormi sauri volanti usati come aeroplani, altri animali impiegati come elettrodomestici, che insieme ad altre trovate hanno fatto della serie una delle più amate e lungamente programmate di tutti i tempi.

I protagonisti sono Fred Flintstone, la moglie Wilma e gli amici Barney Rubble e Betty che vengono puntualmente coinvolti in vicende nelle quali gli elementi del mondo moderno sono già presenti ma contestualizzati all’età della pietra. Vivono nell’immaginaria città di Bedrock, dell’età della pietra ma, come una metropoli moderna, dotata di aeroporto, centri commerciali, banche, alberghi, bowling e drive-in, tutto contestualizzato all’età della pietra nella quale è ambientata.
(…) Guidano poi automobili fatte di pietra e legno e che si muovono grazie ai piedi dei conducenti.
Anche se ambientata durante l’età della pietra, i personaggi vivono con dinosauri, tigri dai denti a sciabola, e mammut impiegati come animali domestici o addirittura come elettrodomestici molto simili a quelli moderni ma basate sull’utilizzo di vari animali al posto dei dispositivi meccanici. All’interno delle macchine fotografiche vi sono uccelli che fanno un disegno dei soggetti fotografati con pietra e scalpello; piccoli mammut sono nascosti sotto i lavelli e usati come tritarifiuti; gli aeroplani consistono in giganteschi pterodattili sul cui dorso sono sistemati i sedili per i passeggeri; gli ascensori sono mossi da brontosauri; piccoli volatili sulle automobili fungono da clacson, e spesso questi animali sfruttati e stanchi si rivolgono direttamente allo spettatore lamentandosi di cosa gli tocca fare.
(Wikipedia)

Pensando a tutte le meraviglie che si sentono raccontare su Industry 4.0 non ho potuto evitare di pensare proprio agli Antenati.
Come nella città di Bedrock molte organizzazioni avranno tecnologie stupefacenti usate in modo … primitivo.

Sono tornato a più riprese sul tema di Industry 4.0 e ci torneremo anche nel Lead Talk che stiamo organizzando per il 14 dicembre, per riflettere sulle implicazioni e sulle difficoltà della tanto citata “digitalizzazione delle aziende”.
L’evento è intitolato “Business 4.0 Reloaded. Uomini, robot e manager: scoprire il vero percorso dell’innovazione” e pone al centro della questione una serie di domande: l’uso massivo in azienda di tutta una serie di nuovi strumenti di connessione, interfaccia, trattamento dati, pone una questione decisiva: come si modificherà l’organizzazione aziendale? E quale sarà l’evoluzione della gestione dell’azienda dal punto di vista del management e della leadership?
Questioni che mi sembrano centrali e più importanti delle implicazioni tecnologiche che sono oramai, fin dai primordi di Internet nel lontano 1991, inevitabili.

In anticipo su tutti, anche su qualche altra società che probabilmente nel vuoto spinto delle idee che caratterizza i nostri tempi ha deciso di scopiazzare il termine, avevo parlato di Industry 5.0:
 
Le tecnologie quindi costituiscono un aspetto dell’organizzazione aziendale e forse nemmeno il più complesso. E, sfortunatamente, è quello che attrae la maggior attenzione da parte di manager e imprenditori. Forse proprio perché è il più facile da affrontare?
Del resto un “robot antropomorfo” non si nega a nessuno…

 
La continua focalizzazione sulla tecnologia genera così un approccio distorto che non affronta il tema della competitività dell’azienda nella sua globalità. E soprattutto trascura la variabile umana, sia a livello di persone (i dipendenti) che di management (criteri di gestione in senso ampio), non tratta dei processi e della cultura aziendale.
Sono convinto che la vera rivoluzione avverrà con INDUSTRY 5.0 e cioè quando la parte socio di sistema socio-tecnico dispiegherà la sua forza dirompente e dimostrerà quanto invincibile sia costruire un’organizzazione dove persone, sistemi, processi, tecnologie e leadership lavorano insieme in modo nuovo e originale.
(Industry 5.0 e oltre… del 9 ottobre 2016)

La distorsione cognitiva (post-verità?) causata dal termine Industry 4.0 diventa così un elemento con il quale fare i conti, anche se, nell’attuale sbornia di acquisti da super-ammortamento, molte organizzazioni sembrano ignorarlo.
Telegiornali e politici gioiscono della crescita del PIL che non avveniva da anni ma, a mio parere non riflettendo su quello che potrebbe essere una crescita drogata da “super-ammortamenti” e che in ogni caso lascia invariate molte se non tutte le criticità del tessuto economico italiano, non ultime la cronica carenza di infrastrutture, l’elevatissimo livello di tassazione e il preoccupante abbassamento dei livelli di professionalità a tutti i livelli, vere questioni centrali da risolvere per costruire una crescita sostenibile e duratura.
E soprattutto non affronta il tema rilevante per molte organizzazioni: sistemi di gestione e di management da età della pietra.

Troviamo così l’aggancio con i Flintstones: apparentemente moderni e con tutte le tecnologie più avanzate (almeno all’epoca della messa in onda) ma che in realtà nascondono una fondamentale arretratezza, che se è divertente in un cartone animato diventa devastante nel mondo reale.
Avremo aziende che saranno così come gli Antenati: con tutti i gadget più moderni ma in un ambiente primitivo.

La sbornia digitale rischia così di digitalizzare le inefficienze, di automatizzare processi difettosi e soprattutto di non modificare quello che invece andrebbe cambiato profondamente.
Nell’illusione di ottenere un controllo perfetto, simile a quello del Grande Fratello di orwelliana memoria, e nell’illusione di evitare le incertezze della variabile umana, il ricorso alla tecnologia, all’informatizzazione spinta, rischia di essere solo cosmesi per riverniciare situazioni decrepite e inefficienti.
Ma, soprattutto rischia di non incidere su un sistema di gestione delle aziende che è anchilosato.
Già … ma chi spiegherà al decisore che si deve adeguare? E che prima della tecnologia è necessario aggiornare proprio il sistema operativo centrale: quello “cerebrale”?

Lavorando sui processi all’interno delle organizzazioni (produzione e servizi) ci siamo scontrati spesso con uno scoglio molto arduo da superare: l’esistenza di sistemi informatici pensati per aziende che esistono solo sulla carta, sistemi concepiti da chi non conosce la realtà dei processi aziendali, interfaccia utente concepiti all’epoca dei primi processori.
La difficoltà nel modificare ciò che era necessario non veniva dagli utenti, obbligati per lavorare, a crearsi un sistema sotterraneo di gestione (il sottobosco dei vari file creati per avere quello che serve per lavorare), ma proprio dal sistema informatico centrale.
Così come in molte fabbriche più che di automazione si dovrebbe parlare di meccanizzazione, macchine che meccanizzano le lavorazioni ma che hanno bisogno dell’operatore per funzionare. Cosa ben diversa è l’automazione.

Insomma ci sono parecchie cose da ripensare e da rivedere, a partire proprio da un approccio tecnologico a tutti i costi.

Wilma, dammi la clava!
Dovremmo fare nostro l’invocazione di Fred Flintstone e usare la clava per abbattere (in senso metaforico ovviamente) tutte quelle post-verità, fake-ideas, che così pesantemente condizionano la costruzione di processi ben funzionanti e ambienti dove le persone possano dare il loro contributo fattivo.
Industry 5.0 e Business 4.0 …

Il drone della smart factory tedesca che consegna il materiale al punto d’utilizzo ci affascina, ci colpisce, ci fa sognare l’ambiente perfetto, dove da un semplice schermo, magari touch-screen, tutto è gestito in tempo reale e magari senza persone con il loro impegnativo fardello.
La simulazione (in realtà virtuale) collegata alla stampante 3D che stampa quanto immaginato genera il sogno di un prodotto che nasce quasi per magia.
Un semplice click, ed ecco scorrere file di numeri che ci forniscono tutti i dati che ci servono; ecco la meravigliosa fabbrica digitale…
Già … purché dietro quello schermo non ci sia poi l’omino con martello e scalpello che incide i numeri o modella il prodotto…

Perché, in verità, un omino da qualche parte ci deve pur essere – per fortuna – e bisogna farsene una ragione…

Yabba-Dabba-Doo!!!

Design a better world …
Buona settimana
Massimo

 

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