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Se i patacca volassero, te non toccheresti mai per terra!

By 17 Novembre 2014 Marzo 29th, 2018 No Comments

Se i patacca volassero, te non toccheresti mai per terra!pataccaAssessore Palmiro Cangini (Paolo Cevoli)

Dedicato:

– ai: “so tutto io”;
– ai: “lei non sa chi sono io”;
– ai: venditori di soluzioni;
– a chi dice “FATE”;
– a chi promette grandi cose ma al momento di agire è impegnato in qualche affare importante;
– a chi applica l’ultimo schema di moda nel business;
– a chi copia senza vergogna;
– a chi pensa che a volare siano solo i palloni gonfiati.

A tutti loro:
“Che cosa hai nella mente, se permetti l’esagerazione?”
(Fred Allen in Gino e Michele)

Patacca ha diversi significati, ma, qui mi riferisco al senso usato in Romagna, ossia di sbruffone, sciocco, buffone. “Concettualmente analogo al toscano bischero, al lombardo pirla, al napoletano fesso oppure al veneto (volgare) mona, è da considerarsi un insulto che spesso può avere un’accezione affettuosa.” (Wikipedia)
Mi permetto di usarlo, per alcuni, in senso negativo ma affettuoso. Tutto sommato i “patacca” fanno anche un po’ di tenerezza, non ne parliamo poi, se hanno pure il dono della simpatia. Purtroppo ce ne sono molti che invece non hanno né il dono della simpatia, né suscitano affetto. Nella loro peggiore manifestazione incarnano il concetto di hybris: tracotanza, eccesso, superbia, orgoglio o prevaricazione.

In un vecchio film di Totò, “Siamo uomini o caporali ?” vi è la descrizione di questo gruppo di persone:

“Dottore, Le spiego. L’umanità io l’ho divisa in due categorie di persone: uomini e caporali. La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali è la minoranza. Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare tutta la vita come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza la minima soddisfazione, sempre nell’ombra grigia di un’esistenza grama.
I caporali sono appunto coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che maltrattano, che umiliano. Questi esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno li troviamo sempre a galla, sempre al posto di comando, spesso senza avere l’autorità, l’abilità o l’intelligenza, ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro prepotenza, pronti a vessare il povero uomo qualunque.
Dunque, dottore, ha capito? Caporali si nasce, non si diventa: a qualunque ceto essi appartengono, di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso: hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi, pensano tutti alla stessa maniera.” (Totò-Siamo uomini o caporali?)

Quello di Totò è un commento molto duro e amaro, ma purtroppo in alcuni casi molto vero.
Tutti noi ci dovremmo domandare continuamente se vogliamo essere “uomini” o “caporali”, sapendo che se scegliamo di essere “uomini” facciamo sia una scelta di valori, sia una scelta di impegno.
La scelta di essere “uomini”, implica la fatica di costruirsi un percorso di crescita e di apprendimento continui per realizzare le grandi potenzialità che abbiamo. E’ una scelta che è un avvenimento e “tutti i grandi avvenimenti hanno luogo nella nostra mente” diceva Nietzsche. E’ una ricerca continua nel cercare di essere persone migliori e di potenziare e migliorare anche la nostra mente. Questa passione per migliorare richiede grande disciplina, perché la “disciplina è il ponte tra gli obiettivi e i risultati.”
Non esistono ricette facili per il successo come i “patacca” vogliono farci credere, ma solo impegno, sforzo, disciplina e passione. E ognuno deve trovare la strada, la sua strada.

Ma, cosa fare se abbiamo dei “caporali” che ci comandano?
L’obiettivo di migliorare se stessi e di conseguenza di migliorare il proprio lavoro, è prima di tutto un obiettivo personale perché mette in atto le nostre migliori capacità, perché è il “nostro” lavoro e quindi ne vale sempre la pena. Le situazioni cambiano, le persone cambiano e può sempre essere che il “caporale” a un certo punto decida di saltare il fosso e diventi “uomo”.

A volte è “caporale” non perché ci è nato, qui sono i disaccordo con il famoso comico napoletano, ma perché quello è il modo che ha appreso per trattare le persone e per affrontare i problemi; è un modo patologico, ossia non più adeguato, che si può lasciare acquisendone uno più moderno e funzionale.
Abbiamo sempre una possibilità di scelta, dobbiamo imparare a vederla e deciderci a esercitarla: “dicono che il tempo cambia le cose, in realtà devi essere tu a cambiarle” (Andy Warhol)

Chi ha un ruolo di responsabilità deve sempre vigilare e fare in modo che i “caporali” non producano effetti disastrosi, li deve aiutare nel passaggio da “caporali” a “uomini” e se proprio non ci riesce, dopo che ha provato tutto, li deve neutralizzare e non permettere che intralcino o ostacolino il lavoro di chi invece opera con passione, iniziativa ed entusiasmo.

Chi ha un ruolo di responsabilità deve operare affinché vi sia un ambiente dove le caratteristiche e le potenzialità degli “uomini” siano incoraggiate e sviluppate e, dove, invece le caratteristiche dei “caporali” e dei “patacca” siano bloccate in prima istanza e poi eliminate o, appunto, neutralizzate. E’ necessario farlo per consentire all’azienda di crescere e di prosperare, in un mondo come l’attuale che richiederà alle aziende sempre più velocità e innovazione, che possono esserci, crescere e prosperare solo in un ambiente dove le persone sono coinvolte e impegnate, cioè un ambiente di “uomini”. Ovviamente per “uomini” non mi riferisco al genere, ma al significato più ampio di esseri umani che comprendono sia uomini che donne.

“Credo che la curiosità sia l’unica cosa di cui abbiamo bisogno nella vita. Se sei curioso troverai la tua passione. E i risultati che avrai saranno il risultato di quanta passione metterai nella tua vita.”(Alex Zanardi)

Proseguiamo con curiosità e passione in questa bellissima avventura che è la vita e liberiamoci di “caporali” e “patacca”, ovunque siano e da qualunque parte arrivino.

Buona settimana.
Massimo

 

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