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Filosofia dell’infradito a uso del manager.

By 15 Luglio 2018 Luglio 9th, 2019 One Comment

Non ci sono radici ai nostri piedi, essi sono fatti per muoversi.
David Le Breton
 
Esattamente un anno fa, scrivevo l’ultimo post prima delle vacanze dal titolo: Il manager con l’infradito.

(…) A passeggio con l’infradito tutto assume un aspetto diverso… è proprio vero, a volte pensiamo con i piedi!
In vacanza va bene, al lavoro un po’ meno.
O forse no?
 
(…) Così, tu manager con l’infradito, potrai, per qualche settimana, ritrovare il tuo equilibrio, goderti un po’ di meritato riposo, dedicarti alla famiglia e ai tuoi hobby e ritrovare un po’ di serenità, ricaricando le batterie, pronto a nuove sfide e nuovi traguardi.
E se hai optato per il prezioso calzare (anche scarpe da tennis, espadrillas e ballerine, sono ovviamente consentiti), entri di fatto nel club dei Pensatori dai Piedi Comodi (PPC, un acronimo non si nega a nessuno!).

Sappi che nel club ci sono personaggi del calibro di Einstein, Steve Jobs, San Francesco, Socrate, Aristotele, Seneca, Leonardo da Vinci e tanti altri.

E come tutti i club degni di questo nome anche il PPC ha una sua chiara filosofia.
A tale proposito, caro amico-lettore ti propongo la lettura di un libro che ben ne rappresenta lo spirito: La Via – Un nuovo modo di pensare qualsiasi cosa  (Editore Einaudi) di Michael Puett, professore di storia cinese a Harvard e Christine Gross-Loh, giornalista e scrittrice.

Tendiamo a credere che per cambiare la nostra vita si debba pensare in grande. Ma i pensatori della Cina classica direbbero: non dimenticare ciò che è piccolo. Iniziamo a cambiare veramente quando cominciamo con piccoli cambiamenti del nostro modo di vivere.
(La Via di M.Puette e C. Gross-Loh)

Ho trovato il libro estremamente interessante e assonante con molte riflessioni che mi è capitato di fare.

In Occidente ci insegnano che, quando ci sono da fare piani per un futuro felice e prospero, dobbiamo affidarci alla nostra mente razionale, stando sicuri che con calcoli accurati arriveremo alla soluzione giusta. A dispetto dell’incertezza della vita, ci è di conforto credere che, superando emozioni e pregiudizi e riducendo la nostra esperienza a dati misurabili, ci sia possibile dominare il cambiamento e sottrarci alla sorte. Basti considerare il modo con cui di solito affrontiamo i dilemmi morali ed etici: inventando una situazione ipotetica rappresentativa e ragionandoci su. Nel famoso esperimento del carrello ferroviario dobbiamo immaginarci in una stazione di smistamento mentre un carrello fuori controllo sfreccia sulle rotaie minacciando di travolgere cinque uomini più avanti. Tirando una leva, potremmo deviarlo su un altro binario, solo che su questo binario c’è un uomo immobilizzato.
Lasciamo che il carrello piombi addosso ai cinque oppure tiriamo la leva per salvarli, scegliendo quindi volontariamente di uccidere una persona?

Qual è la cosa giusta da fare?
(…) Il modo in cui riteniamo di vivere la vita non è il modo in cui la viviamo davvero. Il modo in cui riteniamo di prendere le decisioni non è il modo in cui le prendiamo davvero. Se anche un giorno doveste trovarvi in quella stazione mentre qualcuno sta per essere ucciso dal sopraggiungere di un carrello, la vostra reazione non avrebbe niente a che vedere con il calcolo razionale. In circostanze del genere prendono il sopravvento emozioni e istinti, le stesse cose che guidano le nostre scelte meno estemporanee, anche quando siamo convinti di ragionare in maniera logica e pacata: Cosa mi conviene mangiare per cena? Dove mi conviene vivere? Chi mi conviene sposare?
Vedendo i limiti di questo approccio, i filosofi cinesi si misero in cerca di alternative. La risposta per loro, sta nell’affinare gli istinti, allenare le emozioni e impegnarsi in un costante processo di autoperfezionamento così da arrivare a reagire nella maniera più etica e giusta in qualunque situazione, cruciale o ordinaria che sia. Con questo atteggiamento stimoleremo risposte positive in chi ci circonda.
Ogni incontro ed esperienza, insegnavano questi pensatori, ci darà dunque la possibilità di creare attivamente un mondo nuovo e migliore.
(La Via di M.Puette e C. Gross-Loh)

Le vacanze sono un buon momento per qualche riflessione approfondita su temi che di solito sono travolti dalla quotidianità molto spesso “delirante”.
Reagire in modo etico è uno dei principi molto spessi dimenticati di questi tempi, anche se a mio parere assisteremo a un ritorno di riflessioni su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, proprio a partire dal mondo del business. Molto spesso è stato confuso quello che è consentito dalla legge con quello che è moralmente corretto, cioè che è giusto fare.

Il libro ha un titolo che fa riferimento a un concetto a cui i filosofi cinesi hanno spesso dato il nome di dao, o “Via”.
La Via non è un ideale armonioso che dobbiamo sforzarci di seguire, bensì il sentiero che creiamo passo dopo passo con le nostre scelte, azioni e relazioni. Inventiamo la Via in ogni momento della nostra vita.
(La via, opera citata)

L’idea di “Via” è praticamente identica al nostro “Path” (percorso).
La nostra tag-line recita: “New paths to success”percorsi nuovi per organizzazioni, leader e persone che progettano e costruiscono il loro futuro, quindi c’è molta sintonia con quanto proposto dagli autori de La Via.
Così come anche nell’idea di auto-miglioramento e di potenziale:

Il pericolo sta nel credere di sapere invariabilmente riconoscere la nostra “verità” e poi nel frenarci di conseguenza.
Con tutto questo investimento nella definizione di noi stessi, rischiamo di costruire il nostro futuro su una percezione molto ristretta di chi siamo: i nostri presunti pregi e difetti, le cose che riteniamo di amare e di odiare. Molti pensatori cinesi direbbero che, così facendo, guardiamo solo una piccolissima parte di chi potremmo essere. Prendiamo alcune delle inclinazioni emotive che ci caratterizzano in un certo tempo e luogo e lasciamo che ci definiscano per sempre. Pensando che la natura umana sia monolitica, limitiamo istantaneamente il nostro potenziale.
 
(…) Questi filosofi ci esorterebbero a prendere coscienza del fatto che siamo tutti esseri complessi e in continua trasformazione. Ciascuno di noi ha una moltitudine, spesso contraddittoria, di inclinazioni emotive, desideri e modi di reagire. Le nostre inclinazioni emotive si sviluppano se teniamo lo sguardo rivolto verso l’esterno, non verso l’interno.
(…) In pratica vengono plasmate dalle cose che facciamo nella vita quotidiana: le interazioni con gli altri e le attività a cui ci dedichiamo. In altre parole, non siamo solo chi siamo: in ogni momento possiamo adoperarci per diventare persone migliori.
(La via, opera citata)

Non talenti, ma potenziale; non staticità come fotografata in molti test psicologici ma evoluzione; non fissità ma potenzialità; interesse autentico per la persona e il suo divenire.

Insomma, una lettura interessante e che fa pensare, adattissima ai Pensatori dai Piedi Comodi, già perché l’investimento più importante è quello che facciamo su noi stessi, sul nostro potenziale, sul nostro miglioramento.
Piena sintonia con gli autori, quindi e una buona lettura.

A voi cari amici-lettori un sincero augurio di buone vacanze, di equilibrio ritrovato, di relax e di divertimento e riflessione ma soprattutto di felicità con i vostri cari.
Ci ritroveremo ai primi di settembre con tante idee e progetti nuovi.

Il piede ha 28 ossa, 27 articolazioni, 100 legamenti, 23 muscoli e un sistema nervoso e capillare ramificatissimo. Ci vuole una scarpa che sia degna.

Che sia l’infradito…?
Buone vacanze

Design a better world!
Buona settimana
Massimo

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